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BITM XXIII - L'intervento di Giuseppe Scaglione

Categoria: Sfide del turismo montano

Anno: 2022

BITM XXIII - L'intervento di Giuseppe Scaglione

Relatore: Giuseppe Scaglione - Architetto e Docente dell'Università di Trento

Tag associati: SostenibilitàMobilitàInfrastrutture


Parto da due lezioni che ho fatto mie nel corso degli anni. Una è quella di Eugenio Turri, che racconta nelle sue riflessioni di come la metropoli sia risalita attraverso le valli verso la montagna, un primo significativo cambiamento che ha alterato profondamente i sistemi, le relazioni e anche le connessioni. La seconda citazione riguarda un secondo geografo, Giuseppe Dematteis, che ha lavorato per molto tempo con il gruppo di architetti e di urbanisti del Politecnico di Torino, sul tema del rapporto tra città e montagna. C'è un suo bellissimo saggio, intitolato Metro- Montagna, che indaga le relazioni tra la valle e la cima, e fa emergere come l'una sia necessaria all'altra; la montagna è il respiro della metropoli, e viceversa la metropoli è il posto in cui la montagna trova alimento a livello organizzativo, funzionale, tecnologico, commerciale e quant'altro. Metro-Montagna era una provocazione, per sottolineare la necessità di tenere in equilibrio questi due elementi senza alterare le rispettive peculiarità.

Sul Lettura del Corriere della Sera di questa domenica c'è una bellissima intervista a Jeremy Rifkin, che tra poco sarà a Milano per presentare il suo libro “L'età della resilienza”. Al di là dell'uso della parola resilienza, che scandalizza qualcuno ormai al solo sentirla, Rifkin parla di un tema molto interessante, affrontando la questione di come noi abbiamo subito gli stravolgimenti ecologici dovuti al malsano rapporto che abbiamo con la natura. E propone un sistema di bioregioni, come citato da Costa. Le bioregioni sono sistemi articolati, all'interno dei quali prevedere l'organizzazione di sistemi insediativi e soprattutto relazionali e infrastrutturali. A prescindere da questo, quello che è importante è l'approccio che dobbiamo rivedere: la montagna non è un luogo di massa. Oggi la montagna è quel luogo in cui, per via di un necessario appagamento economico, e per via di un circuito capitalistico sempre più impazzito, si mettono in atto scene di carattere metropolitano in alta quota. Penso che questo non sia più possibile, e non debba essere praticabile. Da qui l'idea di ripensare l'accessibilità a questi luoghi sensibili, che deve essere una priorità.

Pensiamo all'Appennino: ho avuto l'occasione di svolgere delle attività di consulenza in Molise, terra che si dice “non esiste”. In realtà esiste, è una terra bellissima, e il valore di questi luoghi è proprio l'attraversamento lento, utilizzando il percorso contorto, difficile e non rapido per raggiungere determinate località con qualità di diversa natura, senza dimenticare l'esperienza del territorio nella sua interezza. Penso che dobbiamo ritrovare questa forma di equilibrio, il viaggio lento è esperienza di paesaggio, è un modo per attraversare e osservare. Mi viene in mente un esperimento che sta portando avanti da anni un collega del Politecnico di Milano, Paolo Pileri, ovvero la Ciclovia Vento da Venezia a Torino: un'infrastruttura dolce che si porta appresso nello sviluppo del tracciato la sistemazione di una serie di parchi. Questo significa ripensare e riprogettare i luoghi. I

o non sono, come alcuni ambientalisti che ho avuto modo di incrociare, “dotato di paraocchi”. Non voglio musealizzare o mummificare la montagna. La trasformazione dei luoghi per mezzo dei progetti deve produrre e aggiungere valore. Cito in conclusione il bellissimo progetto “Top of the Tirol” una piattaforma sospesa nel vuoto a circa 2.800 metri nelle montagne del Tirolo, che diventa non solo un'esperienza paesaggistica, ma anche architettonica, perché da lì si gode una vista magnifica a 360 gradi. Questa è a mio avviso una modalità di accessibilità alla montagna contemporanea, tenendo conto di una serie di valori e di rischi che devono essere sempre presenti rispetto a chi opera da un punto di vista istituzionale, economico, paesaggistico e ambientale. Non possiamo dimenticare che il pianeta è malato, e dobbiamo aiutarlo a guarire, anche per aiutare noi stessi.

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