L’edizione 2021 della Borsa del turismo montano è stata articolata in quattro giornate molto molto dense, dal punto di vista degli interventi e dei contenuti, durante le quali sono emerse idee, suggestioni, buone pratiche delle quali è necessario tener conto per perseguire, oggi, un'idea moderna di turismo montano. Non è facile arrivare ad un sunto dei temi discussi negli spazi del Museo delle Scienze di Trento, ma è altresì necessario trovare delle sintesi dei lavori convegnistici effettuati, al fine di rendere più efficace l'obiettivo della manifestazione. Alla fine delle giornate sono stati “lanciati” dieci punti per perseguire la promozione e la diffusione di un «nuovo turismo», senza dimenticare che non esiste un «turismo vecchio», ovvero non esiste un cambio di paradigma netto, ma un flusso teso alla modernizzazione di questo strategico settore a cui tutti devono concorrere. Il turismo, infatti, è un processo in continua evoluzione che ha il bisogno di mettersi sempre in discussione. E il decalogo messo a punto alla fine della manifestazione vuole essere una traccia per poter perseguire efficacemente questo cambiamento.
Molti segni economici, culturali e antropologici, suggeriscono che siamo di fronte alla costruzione di un nuovo assetto del sistema valoriale del «turista» medio. Si tratta di un'evoluzione in corso da tempo, ma che ha subito una forte accelerazione negli ultimi due anni. Tale mutamento è riassumibile in un passaggio a «tre balzi» che parte dal turista così com'è nato negli anni Sessanta e Settanta e arriva a quello “postpandemico”, dei giorni nostri, attraverso un'evoluzione del sistema comportamentale delle modalità con lo stesso si sposta verso e dentro le località turistiche.
Quando il turismo è diventato un fenomeno di massa, a partire dalla fine degli anni Sessanta, l'identikit del turista medio poteva rispecchiare i seguenti valori: era un turista «disinformato», che spesso si muoveva sulla base delle indicazioni del mercato; «standardizzato» che reiterava comportamenti spesso simili o uguali al collettivo di riferimento; «consumatore», che viveva il viaggio nella dimensione consumistica, nel solco del modello della società capitalistico-borghese del Dopoguerra; e, infine, «non connesso», non essendoci a disposizione reti di comunicazione virtuale.
In tempi più recenti, il viaggiatore ha assunto caratteristiche diverse. Si tratta di un turista «curioso», che spesso non si accontenta della dimensione superficiale della proposta turistica ma che cerca un proprio percorso; «ecologico», che ha ben presente gli effetti del turismo sull'ambiente e cerca di mitigarne l'impatto; «informato», nel senso che sovente si presenta sulle località turistiche preparato sulla storia e sulla cultura locale; «social»: perché è connesso alla Rete di Internet e condivide, in tempo reale, le sue esperienze. Alla luce della crisi sanitaria, è possibile intuire un nuovo cambiamento nel fare turismo. Il turista dopo il corona virus è «attento» nel senso che si muove con una sensibilità diversa (anche dal punto di vista antropologico) rispetto al passato; è un turista «solitario» che si sposta da solo o in piccolissimi gruppi, abbandonando la pratica dei viaggi in comitiva; è più «specialistico» e meno generalista rispetto al passato, andando alla ricerca di particolarità e di eccellenze locali; in generale, è più «sensibile», verso molte dimensioni: da quella sanitaria a quella ambientale; da quella culturale a quella antropologica.
Il modello turistico che ha caratterizzato gli ultimi anni, quindi, è entrato fortemente in crisi. Ma non si tratta di un cambiamento causato solo dalla crisi sanitaria. La recente pandemia, a ben guardare, ha avuto il ruolo di accelerare processi già in essere da tempo, i cui segni evolutivi era già percepibili da tempo. I territori di montagna interessati a sviluppare l'accoglienza turistica devono saper accogliere con lungimiranza e attenzione queste novità, attivando politiche di sviluppo che sappiano cavalcare l'onda del cambiamento. Siamo all'inizio di una pagina dell'evoluzione del turismo e le destinazioni devono saper cogliere, e giocare a loro favore, l'opportunità di questa nuova fase socioeconomica.
Alla luce di queste riflessioni è possibile intuire come dovranno cambiare le modalità di offrire il turismo, a partire dal modello con cui esse vengono comunicate sul mercato. In un mondo che si sta sempre più informatizzando, in una società sempre più costruita sulla condivisione delle esperienze e delle immagini, il comparto turistico non può permettersi il lusso di rimanere indietro. È necessario valorizzare la dimensione esperienziale mediata dalla tecnologia, destinata a diventare uno strumento sempre più importante per “raccontare” le località turistiche e per renderle più appetibili al nuovo turista.
La comunicazione delle località turistiche, infatti, in questi ultimi anni è cambiata notevolmente: terminata l'era dei grandi manifesti esposti negli uffici pubblici, conclusa la fase del bombardamento mediatico attraverso la televisione, oggi la comunicazione turistica si è spostata sulle piattaforme social ed è diventata “circolare”. Il protagonista di questa comunicazione è il turista stesso che, attraverso la condivisione all'interno della propria cerchia di “amici”, rende l'esperienza un patrimonio collettivo. In queste modalità comunicative, un ruolo cruciale è giocato dalle immagini. Alcune piattaforme social, come ad esempio «Instagram», lavorano proprio su questo canale comunicativo, valorizzando al massimo la fotografia come atto di diffusione esperienziale ed emozionale. La montagna, con i suoi luoghi iconici, i suoi paesaggi e i suoi simboli naturali, si presta perfettamente per questa modalità comunicativa, a patto che sappia valorizzare spazi e luoghi, anche proteggendoli da un'eccessiva banalizzazione o sovraesposizione mediatica.
All'interno del mutamento dei valori turistici, uno spazio particolare sarà rivestito dal movimento, dalla libertà, dallo sport – inteso sia nella sua dimensione amatoriale sia in quella legata alla fruizione ludica del territorio. Si tratta, con molta probabilità, di una dimensione importante messa in moto anche dalla recente esperienza del «lock-down» imposto a vari livelli, nell'ultimo biennio, a causa della crisi sanitaria. Questa esperienza di reclusione, di sottrazione dello spazio, di immobilità forzata, ha fatto emergere il bisogno di una fruizione libera degli spazi aperti, soprattutto in chiave ludico-sportiva. Ecco che, in questa prospettiva, le località di montagna devono saper riorganizzare la propria proposta, lavorando su alcune dimensioni del loro territorio, specificatamente dedicate allo sport, rimaste fino ad oggi non adeguatamente valorizzate. Ma anche offrendosi come scenario e contesto per manifestazioni sportive, ritrovi all'aperto ed eventi a basso impatto ambientale.
Il decalogo che segue, vuole essere una sorta di narrazione per un «turismo nuovo». Alcuni concetti erano già noti. Altri, emersi prepotentemente durate le giornate della Bitm, rappresentano punti importanti su cui lavorare. Con riferimento ai dieci punti qui sotto riportati, occorre fare una breve premessa: i primi tre sono di carattere generale, come accade nelle più famose Tavole della legge; gli altri sette hanno una dimensione più operativa ed invita tutti gli addetti al turismo a farsi parte attiva di questa dimensione applicativa.
1- La montagna ha nel limite il proprio fascino e il proprio orizzonte
Questo è un elemento di cui occorre essere consapevoli. Soprattutto in questa fase storica, con la pandemia che ci ha riportato in una posizione di incertezza e di confusione sulle nostre sicurezze, il limite della montagna – radicato, che fa parte dell'essenza con cui frequentiamo questi luoghi – diventa la potenzialità e il progetto dei territori di montagna. Dobbiamo lavorare in termini progettuali dall'idea di limite, con un costante rispetto del nostro ruolo all'interno del mondo.
2- Solo una comunità vitale può offrire un turismo durevole
Dietro un sistema turistico che funziona c'è una comunità – sociale ed economica – vitale. Per arrivare a questo è necessario togliere il turismo dalla settorialità e lavorare a 360 gradi dentro tutti i comparti economici. Il turismo funziona quando dietro c'è una comunità credibile, quando offre una risposta durevole, autentica, forte e originale, e che sa contraddistinguere quella realtà dagli altri competitor. Non si può bluffare, non più.
3- Non c'è turismo senza un territorio
Quando parliamo di territorio intendiamo tutto un sistema fatto di lavoro, di infrastrutture, di servizi, di culture diverse, di comunità locali insediate. Il territorio è quella stratificazione di segni nel tempo, che si modernizza costantemente, che fanno sì che quello spazio sia competitivo anche dal punto di vista turistico. Non esiste un turismo forte che sia monoculturale; esiste il turismo che è espressione di un contesto articolato, ricco e forte.
4- Occorre implementare una consapevolezza diffusa del modello che intendiamo implementare
Il primo tra i punti più operativi. Per arrivare al nuovo turismo è necessario creare una narrazione diffusa, dentro la quale tutti dobbiamo essere consapevoli di far parte di un sistema caratterizzato da un medesimo modello da perseguire. Quello che non funziona è uno sviluppo che procede per tentativi, che spesso sono in contraddizione, senza una prospettiva di lungo periodo. Occorre, in altre parole, che tutti gli operatori siamo persuasi dalla forza di un progetto comune e che a questo obiettivo vengano dedicate e migliori forze di tutto il comparto economico.
5- Immaginare di offrire ai turisti il lusso della disconnessione
Questo può essere il potenziale dei territori di montagna. In un mondo sempre più connesso e interconnesso forse le montagne possono offrire anche quel lusso di offrire sollievo dallo stress e dai ritmi frenetici, proponendo il valore di un contatto con il sistema naturale, con la comunità locale, con l'emozione delle esperienze autentiche.
6- Essere consapevoli che il turismo è uno strumento potente a servizio della transizione ecologica
Abbiamo anche parlato di tutti gli strumenti, dal Pnrr in poi, che stanno lavorando in funzione di questo grande passaggio culturale, economico, sistemico e sociale che è quello della transizione ecologica. Il turismo, in quanto trasversale, può essere uno strumento straordinario per mettere insieme questo sistema e orientarlo fortemente verso la transizione ecologica. Si parla quindi di superare l'idea di un turismo mordi e fuggi che devasta, che prende solo il bello senza lasciare nulla alla comunità locale, per farlo diventare una cerniera, qualcosa che sappia trasformare il nostro modo di frequentare il mondo.
7- Implementare azioni per rimodulare i tempi e gli spazi della fruizione turistica
Dobbiamo riflettere in termini spaziali e in termini temporali. La fruizione turistica non deve diventare solo il fenomeno di uno spazio iconico che vedo e dal quale scappo. I territori montani hanno probabilmente questa forza, di essere più accessibili, di avere più spazi iconici, e dobbiamo concentrarci su altri tempi, su altri modi e su altri spazi, per dare dignità anche a quello che la velocità del tempo presente non dà.
8- Essere consapevoli che chi fa turismo e chi ospita devono tendere a una medesima soddisfazione
Un altro paradigma importante su cui lavorare. L'azione turistica deve essere un'azione di godimento, qualcosa che ci dà in sé e per sé soddisfazione. Non è più sufficiente lavorare sul turismo semplicemente mettendo in ordine i conti; viceversa, occorre un cambio di paradigma dal punto di vista della soddisfazione personale, che è tipica dell'impresa. Lo abbiamo detto durante i giorni della Bitm: non c'è impresa senza un sogno da realizzare. La stessa cosa dovrebbe essere colta anche a livello turistico. Operatore e turista devono avere la medesima soddisfazione, come avviene peraltro nelle contrattazioni commerciali interessanti e vere.
9- Cogliere l'opportunità che la realtà virtuale suggerita dalla tecnologia è un invito a esser reali
Abbiamo parlato di tecnologia, di condivisioni, di social network. La tecnologia ci offre la tentazione di una realtà virtuale, facile, veloce, ma in realtà ci obbliga a essere più reali, più concreti, meno bugiardi in quello che presentiamo. Se vogliamo implementare un progetto credibile dobbiamo essere reali nella nostra proposta, proprio perché la tecnologia ci può mascherare.
10- Prendersi cura: dell'ambiente, del territorio, dell'altro
Sono aspetti che riguardano tutti noi, da chi si occupa direttamente di turismo e a chi del turismo è interessato marginalmente, ma che in un certo senso è comunque protagonista di questo processo territoriale. È un invito che ovviamente allarghiamo alle categorie economiche di lavoro sinergico, orientato a un obiettivo comune che ci investe tutti.
L'edizione 2021 della Bitm, in conclusione, ha inteso indagare con particolare attenzione le mutazioni del modello turistico alla luce del nuovo assetto socio-culturale che sta investendo la società contemporanea, le cui caratteristiche si stanno definendo proprio in questi mesi. Perché, se è vero che la crisi sanitaria che ha attraversato il pianeta negli ultimi due anni ha cambiato molte delle modalità con cui l'uomo abita il mondo, è anche vero che questo cambiamento sta interessando e interesserà ancora di più in futuro il modo in cui ci si sposta nel mondo per vacanza. La fine del turismo di massa, consumistico, scarsamente rispettoso dell'ambiente e poco sostenibile, lascerà probabilmente lo spazio a nuove modalità di fare villeggiatura: non più vacanze «mordi e fuggi» ma periodo di soggiorno caratterizzati da un approccio riassumibile nello slogan, emerso a conclusione della scorsa edizione della Borsa del turismo montano ed oggi al centro di una riflessione più profonda, «assapora e resta».