È bellissimo venire qui e riflettere sul turismo. Questa borsa arriva alla fine del turismo balneare, che è uno dei turismi più importanti per tipologia e anche per sviluppo economico nel nostro paese. La possibilità di riflettere su cosa è e su quello che può essere il turismo ci fa mettere sul tavolo tutte le cose su cui dobbiamo lavorare. A partire dallo sviluppo sostenibile: abbiamo questo obbligo e questa responsabilità. Se sbagliamo nelle strategie da adottare per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile, corriamo il rischio di consegnare qualcosa che non sia all'altezza, qualcosa che abbiamo utilizzato male. Così facendo mettiamo una pesante ipoteca sul futuro delle nuove generazioni.
C'è un prima e un dopo. Il Covid ci ha dato la possibilità di fermare una filiera che andava da sola, che ogni anno mostrava dei risultati eccezionali, con un trend positivo. Eravamo arrivati al 13,5% del PIL a livello nazionale: ciò significa che rappresentavamo e rappresentiamo la locomotiva dello sviluppo economico del paese Italia. Poi si è fermato tutto. E abbiamo avuto la possibilità di riflettere su cosa non funzionasse bene, su cosa si doveva intervenire.
Quando si pensava al turismo si pensava a Roma, a Venezia, a quello che oggi definiremmo turismo da assembramento. Oggi abbiamo la possibilità di cercare nuovi spazi, possiamo ripartire da un turismo degli spazi, del non assembramento. Anche se i numeri del PIL li fanno i numeri delle città d'arte. Noi in Italia abbiamo inventato questo turismo delle città d'arte, e poi ce lo siamo fatti scippare dall'estero, da parte per esempio di Parigi. Allora occorre riflettere su come ripartire; dobbiamo rimettere in moto il sistema del turismo. Questa per voi sarà l'inizio della prima stagione senza più restrizioni. Noi lo abbiamo vissuto con la stagione che è partita quest'estate, che è iniziata a fine luglio con un mese di ritardo, con una stagione che è partita tardi ma che si è poi allungata, che ha portato a risultati più che sorprendenti. Questo accadrà sicuramente anche al turismo montano in questa stagione. Ma è chiaro che dobbiamo capire e comprendere il nuovo modo di narrare il turismo, di come fare turismo, di convincere i visitatori a calarsi nell'identità del popolo e della zona, e via dicendo. E cosa c'è di meglio da questo punto di vista del turismo montano? Abbiamo avuto tantissime richieste a livello nazionale di persone che volevano venire dall'estero a fare smart working in montagna, lavorando nei rifugi. A impedire questo sono state le lacune tecnologiche; stiamo lavorando a livello nazionale affinché si rafforzino questi strumenti.
C'è una molteplicità di aspetti su cui dobbiamo intervenire. La tecnologia, che deve essere parte di uno sviluppo sostenibile, per far sì che la montagna possa offrire le stesse opportunità dal punto di vista dello sviluppo rispetto alle altre zone. C'è però un aspetto fondamentale che viene ancora prima. Se qualcuno si è messo in testa che il turismo possa partire solo grazie all'attrattività delle zone turistiche e alla buona volontà di chi fa il turismo, sbaglia. Come politiche in generale si deve intervenire sulle grandi riforme. Altrimenti questa locomotiva ripartirà, è già ripartita, ma lentamente, e i paesi competitor (anche della montagna) ci bruceranno, non aspetteranno sicuramente l'Italia. Abbiamo bisogno di grandi riforme, quelle tributarie, quelle fiscali, quelle del mondo del lavoro, quelle di una burocrazia che spesso perde di vista il fine principe della burocrazia, che è quello di controllare e garantire i processi amministrativi. Spesso questi processi cadono nella distorsione del concetto burocratico bloccando tutto. È necessario che si intervenga su queste riforme, che si intervenga sull'abusivismo, che non possiamo tollerare. Dobbiamo tagliare le gambe all'abusivismo, che in parte è il risultato di un vuoto legislativo, e in parte è voluto e cercato.
La montagna deve diventare l'esempio di quei turismi che sono diversi dal turismo d'assembramento. Il turismo montano serve per fare la prova, per fare quegli esperimenti che devono far ridiventare grande il turismo in Italia. La ripartenza è scontata, ma i risultati non lo sono, per tanti fattori. Non ci siamo fatti mancare nulla, dal Covid alla crisi russa-ucraina, fino alla crisi energetica. Fare turismo, che è il lavoro più bello che ci possa essere, è difficile. Traguardare le nostre imprese all'indomani delle crisi è pesantissimo, non siamo ancora riusciti a spalmare in avanti i costi affrontati nei mesi di pandemia. E sembra che in tanti non lo abbiano capito, sembra quasi che le 5 settimane di overbooking avute in estate ( e che voi avrete nella stagione invernale) abbiano cancellato tutte le perdite della filiera. Perdite che hanno portato a grandi debiti, che non possono essere assorbiti in 5 settimane. Questo è il contesto in cui la filiera si deve muovere, e questo è il momento in cui riflettere sullo sviluppo sostenibile e sul futuro del turismo in Italia. Questa è la giornata conclusiva, ed è la più difficile da affrontare perché si devono tirare le conclusioni e si deve assegnare il compito a noi operatori e rappresentanti, indicando quello che dobbiamo fare, per fare in modo che cambi qualcosa.