Titolo azzeccatissimo. Io per Confindustria rappresento gli impianti a fune. Viviamo anche noi il momento particolare di questa transizione, i problemi degli ultimi anni. Gli anni della pandemia, con le stagioni compromesse e poi la crisi energetica. È evidente che dobbiamo anche noi cogliere questi segnali di cambiamento. Si diceva “grandi eccellenze”: siamo inseriti in un contesto alpino in cui la vacanza invernale ci vede come player internazionale.
Negli anni, come diceva Gianni Battaiola, grazie alle utopie siamo riusciti a migliorare la qualità di questo servizio, a fronteggiare delle problematiche ci si presentavano già negli anni Ottanta. Quali sono le sfide che ci attendono? Qual è il nostro ruolo? Siamo sempre stati visti come quelli che mettono a disposizione la vacanza invernale, ma già da un po' di anni la stagione estiva rappresenta per il settore degli impianti a fune una quota importante del mercato. Pensiamo che fino a qualche anno fa alcune località d'estate nemmeno aprivano; per altre il turismo estivo rappresentava il 2% del fatturato. Oggi in qualche caso si parla del 30% o del 40%. Abbiamo anche avuto la fortuna di avere questa doppia veste, di impianti sciistici e di strumenti per la mobilità estiva, per rendere fruibile la montagna a tutti con le nostre strutture. Abbiamo già anticipato alcuni cambiamenti nelle modalità di utilizzo della vacanza, lo si è visto particolarmente negli anni della pandemia. Abbiamo anche territori che soffrono il problema del traffico. Questo nuovo paradigma dei sistemi a fune come sistema di mobilità è diventato per noi un nuovo elemento di sviluppo. Sicuramente ci troviamo in una frase critica dal punto di vista climatico, questo lo vediamo; bisogna però sempre pensare, quando utilizziamo le parole, a cosa diciamo. La sostenibilità si declina infatti in tre temi fondamentali. C'è la sostenibilità ecologica, ovvero cercare di portare avanti i propri processi produttivi con sistemi più efficienti, che spendono meno energia. E da questo punto di vista la tecnologia ci aiuta molto. C'è poi la sostenibilità economica, perché i nostri territori devono essere sostenibili anche da questo punto di vista: si pensi a cosa ha fatto negli ultimi 5 decenni il turismo in territori che vivevano di un'economia di sostentamento e che si stavano spopolando. Poi c'è la sostenibilità sociale, che permette di mantenere un tessuto produttivo, di dare una possibilità ai nostri giovani di continuare a vivere e a lavorare in questi territori. La parola chiave che preferisco è emozione, perché il nostro territorio suscita sempre emozione a chi ci viene a trovare. Lo fa ancora anche in noi, figuriamoci a chi viene a trovarci.