È sempre un estremo piacere venire qui a ragionare insieme su questi temi. Ogni anno si torna a casa con un pensiero. Non è facile ripetere ogni anno delle giornate di pensiero e di lavoro. Ma come diceva prima il presidente di Assoturismo, siamo ogni momento ai blocchi di ripartenza. Una crisi deve diventare sempre un'occasione per rinnovarsi e per ripensare. Purtroppo il nostro settore ne ha viste tante di crisi in questi tempi: la pandemia ci ha portato pensieri che una volta non c'erano. Mi piace ricordare che, fino a prima della pandemia, ci si poteva svegliare e pensare di andare a New York e bere un caffè e tornare a casa, nel mondo della velocità. Con la pandemia invece quel caffè avrebbe potuto obbligare il viaggiatore a fermarsi a New York. Credo che questo sia stato un limite grandissimo che ha modificato in modo importante il modo di pensare e il nuovo modo di fare turismo. Un modo che difficilmente viene programmato, che vede sempre di più la necessità di organizzare all'ultimo minuto.
La velocità serve nel momento delle decisione, e tutte le altre parole chiave servono per costruire quel momento della decisione. Se dovessi scegliere una parola chiave tra quelle presentate da Franceschini sceglierei “emozione”. Consapevoli che un turista può essere considerato come un “residente temporaneo”, o come un viaggiatore, il che sottolinea la centralità dell'esperienza nel concetto di vacanza. E quindi ecco che la montagna si innesta perfettamente nella possibilità di emozionare. Abbiamo parlato più volte della destagionalizzazione, della necessità di colpire ogni target per la relativa emozione e per i relativi interessi, rendendo tutto il territorio fruibile, e senza concentrarsi solamente in alcuni periodi. Il che diventerebbe anche dannoso dal punto di vista della sostenibilità, perché i picchi non fanno bene. Quale migliore possibilità del valorizzare tutte quelle piccolezze ed eccellenze che vengono proposte sul nostro territorio?