La pandemia ci ha dimostrato qual è l'impatto economico del settore del turismo sul territorio, ricordando a tutti che questa attività non deve essere data per scontata. Dobbiamo ripartire da qui, per costruire un turismo più sostenibile, di maggiore qualità, capace di interagire con tutti i territori del Trentino, per coinvolgere anche i territori meno storicamente turistici.
Guardando ai dati Inps, si scopre che in Trentino un lavoratore del comparto turistico lavora mediamente il 25% in meno rispetto a un collega dell'Alto Adige, per due motivi: perché la stagionalità è più lunga in Alto Adige, con più giornate lavorate, e perché in provincia di Bolzano c'è una retribuzione di fatto maggiore, in seguito a una contrattazione più marcata. Da questo punto di vista va fatto uno sforzo, anche pensando alle stagioni turistiche di successo che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Va peraltro sottolineato che questo dato sulle retribuzioni crea dei problemi anche per le aziende, che faticano a trovare e a tenere dei lavoratori qualificati, proprio perché è difficile per un giovane, a queste condizioni, scegliere la carriera del settore turistico in Trentino.
Quattro anni fa abbiamo costituito un fondo di solidarietà che raccoglie 55.000 lavoratori del settore terziario, compresi i dipendenti stagionali del settore del turismo, nonché 8.500 aziende; con questo strumento, mediante un versamento annuale delle retribuzioni, stiamo cercando di stimolare l'ampliamento della stagionalità e la fidelizzazione dei dipendenti alle aziende (soprattutto attraverso la formazione). Strumenti bilaterali come questo possono essere preziosi, e la pandemia ha senz'altro dimostrato che lo sforzo deve essere comune.