Prima di entrare nel vivo del tema, il mio ruolo mi impone di fare una fotografia generale del turismo, che in questo momento è fortemente negativa. Ormai è un dato di fatto, ce lo siamo detto in tutte le sedi: il turismo è uno dei settori maggiormente colpiti dall'emergenza sanitaria, e purtroppo lo sarà anche nel prossimo futuro. Parliamo di un comparto che ha un'incidenza molto importante sul PIL nazionale, del 13,2%, in termini diretti e indiretti. Ed è per l'appunto il settore che più di ogni altro sta soffrendo l'impatto della pandemia, poiché il turismo internazionale è assente, come lo sono anche il turismo leisure e quello business travel. Non si potrà contare nemmeno sul turismo scolastico, e non ci saranno i congressi, né gli eventi, tutti nuovamente sospesi. Tutto questo purtroppo arrecherà ulteriori danni al settore.
Pensiamo per esempio allo scenario più recente, elaborato dall'Organizzazione mondiale del turismo dell'Onu: qui si indica un calo globale dei flussi internazionali compreso tra il 58% e il 78%. Da parte nostra, come Assoturismo, abbiamo fatto una serie di ricerche, che ci presentano una fotografia allarmante: stimiamo che le prenotazioni siano scese dal 60% al 90%, in base alle località, rispetto agli stessi periodi degli anni precedenti.
Ad oggi sono ferme, totalmente o parzialmente, tantissime attività. Pensiamo al fatto che l'Agenzia nazionale del turismo ha dichiarato recentemente che per vedere in Italia lo stesso numero di turisti internazionali che c'erano prima del Covid bisognerà aspettare il 2023.
Non ci sono dubbi, nel prossimo futuro bisognerà impegnarsi per capire quale relazione avremo noi operatori con il “fare turismo”. Una volta passata questa emergenza bisognerà infatti essere pronti per un turismo differente da quello che conosciamo, e per questo stiamo chiedendo a livello nazionale un piano di sostegno. La nostra industria ha bisogno di essere accompagnata nel suo futuro, ha bisogno di progettualità, come del resto tutte le imprese. Si rende necessario articolare per un periodo medio lungo delle strategie che permettano alle imprese turistiche di qualificarsi e di investire in tecnologia, e per questo c'è la necessità di investimenti pubblici e di incentivi.
Dobbiamo guardare al futuro, dobbiamo essere pronti alle sfide del futuro. Il turismo ripartirà, è un dato di fatto, e con questo veniamo al tema del convegno, un tema importante. La problematica, la conosciamo già da anni, è quella legata ai cambiamenti climatici ed ecologici. Da tempo infatti ci troviamo a discutere in merito al surriscaldamento globale, che mette a rischio l'offerta turistica invernale delle località montane. Per questo è importante avviare delle riflessioni sulla tutela dell'ambiente e sulla destagionalizzazione del settore, riflessioni che comportano comunque impegni a lungo termine per migliorare la qualità della vita in montagna tanto per gli abitanti quanto per i visitatori. Bisogna puntare sulla salvaguardia delle aree ancora incontaminate e sulla riqualificazione dell'ambiente. L'obiettivo è secondo noi quello di diversificare l'offerta e implementare i servizi pubblici di mobilità sostenibile, puntando a far crescere la qualità dell'accoglienza nonché la tutela del paesaggio.
Sono certo che queste giornate di confronto saranno sicuramente molto fruttuose, e che ancora una volta la Bitm si confermerà il luogo ideale e, permettetemi di dirlo, naturale, per discutere del futuro del territorio della montagna.