Un anno fa, se qualcuno ci avesse chiesto “cosa è successo di rilevante nel secolo scorso?”, non credo che molti di noi avrebbero citato la Spagnola, che probabilmente ha fatto tanti morti quando le due Guerre Mondiali messe insieme. Immaginare che tutto possa restare come prima, o che noi possiamo riposizionare le lancette indietro, è sbagliato. Le lancette dell'orologio vanno solo avanti, e c'è di più: la pandemia, come è già stato detto, accelera. Credo quindi che dobbiamo ripensarci prima di tutto in termini di comunità, e il turismo è una parte essenziale della nostra comunità.
Le nostre abitazioni sono ideate per dormirci. Gli spazi costano, sono assolutamente compressi, e non sono adeguati per viverci per un lungo periodo. Viverci per alcune settimane mette a repentaglio il nostro benessere psicofisico, al di là della questione Covid. Credo che per il turismo, sinonimo di libertà, dobbiamo davvero riuscire a conciliare le parole chiave opposte che abbiamo visto prima. Ma quello che si è visto non è lo schema di villeggiatura di fine anni Settanta, attraverso il quale vivere di più e meglio i nostri borghi?
Per quanto riguarda la stagione invernale, c'è sempre la questione dell'innevamento: questo modello di turismo richiede 100 giorni di stagione invernale, la quale necessita della neve per poter proseguire Come si leggeva ieri sulla Stampa, fortunosamente abbiamo così caldo che non ci si pone nemmeno il problema se fare o meno partire la stagione.
Per fare delle provocazioni, fino a qualche tempo fa parlavamo di New York come della città che non dorme mai, mentre oggi si parla di Ghost Manhattan. Pensiamo che questi palazzoni che possono contenere un'intera valle trentina possano tornare a vivere come prima? Penso di no. Ieri rincorrevamo i furbetti del cartellino, con la ministra Buongiorno che voleva persino usare le impronte digitali a tale scopo; oggi invece abbiamo più che duplicato lo smart working. Ma lo smart working non può reggere nel medio-lungo periodo, perché ha degli effetti collaterali e togliere la socialità alla persona è tecnicamente impossibile.
Ma allora, se questa pandemia accelera i cambiamenti, perché non vogliamo cogliere l'occasione di accelerare almeno un poco verso il raggiungimento di quella lentezza, di quel modo di vivere? Se non iniziamo il cambiamento, non lo porteremo mai a buon fine.
Ho ascoltato tante cose rispetto al cambiamento che verrà, a quello che sarà, ma alcune cose le dobbiamo fare adesso. Alcune situazioni sono inconciliabili. Nel momento in cui vogliamo gestire le code e nello stesso tempo gestire la sicurezza abbiamo un ossimoro, altro che quello tra sviluppo e sostenibilità: io credo fortemente nello sviluppo sostenibile, perché credo che dobbiamo stare bene nelle nostre valli.
Senza la comunità non possiamo immaginare di andare oltre, non possiamo immaginare di avere quell'industria del turismo che abbiamo provato a “scimiottare” alla Riviera romagnola. Dobbiamo muoverci quanto prima su percorsi nostri, su percorsi di mezza montagna. Dobbiamo essere consapevoli che ci troviamo nel sud Europa, del fatto che il Trentino offre i primi comprensori turistici a salire verso Nord.
Ne dobbiamo prendere atto, e dobbiamo agire con il cambiamento quanto prima. Dobbiamo supportare il turismo, perché è vero che si tratta di un elemento chiave per il territorio, e anche perché esprime gioia nella nostra quotidianità. Non possiamo avere un atteggiamento contraddittorio rispetto alle parole silenzio, lentezza, autenticità, e immaginarci di gestire code e problematicità. Queste cose, a mio modo di vedere, non sono compatibili.
Non ci sono dubbi, sono necessari i servizi. Quella della banda larga è una questione chiave, e su questo non ci stancheremo mai, fino alla fine del progetto, di denunciarne l'assenza, per i cittadini, per i turisti e per chi vuole, può e deve lavorare. E ancora, penso alle infrastrutture stradali o di altro tipo, che ci devono permettere di spostarci in modo efficace e nel rispetto della natura.
Io penso che tutti insieme – qui ci sono tutte le associazioni “datoriali” – riusciremo a muoverci verso la costruzione di un nuovo turismo, di cui abbiamo bisogno per tutta la comunità, perché è un segno distintivo del nostro territorio, e ci auguriamo che possa essere così ancora per molto tempo.