È evidente che siamo in un anno tragico. Il virus ha compresso domanda e offerta, e sono scomparsi interi settori di attività per mesi. Poi, a fatica, alcuni settori si sono ripresi, mentre ora con la nuova ondata c'è la possibilità che molte aziende non riaprano i battenti. Si stima che nel 2020 il fatturato del settore turistico calerà di circa 17 miliardi rispetto al 2019, con un -44%. L'area più colpita, la ricettività alberghiera, avrà una perdita stimata di 8 miliardi, con un -55%, mentre il settore della ristorazione subirà una contrazione tra gli 8 e i 9 miliardi, e dunque del 40%.
Dobbiamo evidentemente pensare tutti che la crisi si supererà, e che l'economia tornerà alla normalità. È però sicuro anche che la crisi si spalmerà almeno su 2 anni. La crisi dal mio punto di vista ha 3 diramazioni diverse, ognuna a suo modo tragica. Prima di tutto sanitaria, è evidente a tutti, la quale però colpisce meno dell'1% della popolazione. E poi economica, colpendo tutta o quasi la piccola e media impresa, e il turismo con tutta la sua filiera. Certo, si è detto che la crisi è globale, ma è anche vero che ha colpito in modo molto diverso le persone. C'è chi, grazie a delle entrate fisse mensili, ha persino risparmiato di più in questi mesi che negli anni precedenti. Sarà fondamentale che in futuro coloro che hanno avuto e avranno questa fortuna capiscano che a loro spetta il compito di aiutare le imprese locali.
La terza diramazione è quella psicologica. In questo senso la crisi ha colpito il 100% della popolazione. Ognuno reagisce a modo suo, ma inevitabilmente quanto accaduto definisce il nostro modo di affrontare la vita, nonché la propensione della spesa.
Come sappiamo il turismo trentino tra luglio e settembre ha avuto la fortuna di vivere un periodo positivo in un quadro tragico a livello nazionale, con gli italiani accorsi in massa in Trentino. È vero che dall'8 al 22 agosto c'è stato un afflusso senza precedenti sulla montagna, con degli aspetti negativi. Ma dal mio punto di vista dico “meno male” che c'è stato questo agosto, che ha dato respiro alle imprese locali. L'estate è stata positiva perché nell'immaginario collettivo la montagna rappresentava un luogo sicuro.
Appare invece evidente che avvicinandosi all'inverno, anche con l'inevitabile cancellazione dei mercatini, le incertezze sono due. La prima è che non si sa se si riuscirà ad avviare la stagione sciistica; la seconda è che è in dubbio la voglia delle persone di venire a sciare. Difficilmente si potrà ripetere quello che è successo in estate. Se si immagina la vacanza invernale infatti si pensa agli impianti di risalita, alle baite, ai centri benessere e via dicendo, ed è evidente che una percentuale, anche di fronte all'apertura degli impianti, non sarà attratta da questo tipo di vacanza. È ovvio che il fattore sicurezza ha influenzato il nostro modo di decidere dove andare nel fine settimana o dove andare per le vacanze.