Come è stato detto, la pandemia ha dato la consapevolezza dell'importanza del turismo, che non è soltanto una percentuale, è una forza lavoro enorme, un settore che dà occupazione e che è in evoluzione, che già prima del Covid si basava sui concetti di sostenibilità, di accessibilità e di innovazione.
La prima attività turistica a essere bloccata dal Covid è stata proprio quella montana: in modo brusco l'8 marzo sono stati chiusi tutti gli impianti di risalita, interrompendo una stagione molto positiva. Noi sappiamo che, come il 2018 e il 2019 erano stati anni da record per il turismo in Italia, anche nel 2020 si sarebbe potuto far bene, proprio a partire dagli ottimi risultati della stagione invernale alpina.
Al danno dell'interruzione delle attività si è sommato il fatto di essere stati ingiustamente considerati, insieme alla Cina, come il paese che stava diffondendo il virus nel mondo, e questo pur sapendo che l'Italia è stato il paese più corretto e più sincero, e che il Covid girava tranquillamente in Europa già da gennaio. Per fortuna questo danno alla nostra immagine, negli ultimi mesi, è completamente scomparso; ora non possiamo che augurarci che le nuove misure possano permettere di salvare la stagione invernale sulle Alpi e sugli Appennini.
In ogni caso, questa sarà una stagione turistica molto italiana, come quella estiva. Va sottolineato: gli italiani hanno iniziato a riscoprire il loro paese. Spesso infatti gli italiani conoscono l'Italia meno degli stranieri, e in futuro è bene sforzarsi per cambiare questo trend, facendo leva sulla nostra offerta vasta e variegata. Dobbiamo considerare che nel 2019 la bilancia turistica nazionale aveva chiuso con un saldo positivo di 17,7 miliardi, con 47 miliardi di introiti dai turisti stranieri, di contro ai 27 miliardi spesi dagli italiani all'estero. Ci mancherebbe, dobbiamo viaggiare e conoscere il mondo; però gli italiani devono sapere che oltre a Firenze, Roma e Venezia, oltre alle destinazioni più conosciute del mare e della montagna, l'Italia ha molto da offrire. Con i nostri 55 siti Unesco, siamo il paese con più siti al mondo insieme alla Cina (che ha ovviamente dimensioni diverse) e siamo l'unico, sempre insieme alla Cina, ad avere una città con due siti Unesco. Lì e l'enorme Pechino, qui è Tivoli. Il 60% dei nostri siti si trova in comuni che hanno meno di 5.000 abitanti. Bisogna quindi dare accessibilità ed evitare i fenomeni di overtourism, evitando di ripetere gli errori del passato.
Dobbiamo quindi far conoscere il Paese agli italiani, e dobbiamo farlo conoscere nel suo complesso, anche per destagionalizzare la domanda turistica. Ricordiamoci che i turisti vengono da noi anche per conoscere il lifestyle italiano, perché è anche quello che ci differenzia, e che unito al made in Italy potrà essere un importante supporto per la ripresa del nostro Paese. Dobbiamo continuare a lavorare per promuovere un turismo in cui la variabile prezzo non sia l'unica presente, con il concetto di sicurezza che diventerà fondamentale. In un sondaggio che abbiamo fatto su quasi 4.000 turisti italiani e stranieri, l'85% ha ritenuto che gli operatori avevano preso delle sicurezze sufficienti per permettere un viaggio in sicurezza. Tutto quello che è stato fatto per dare una sicurezza ai viaggiatori deve essere mantenuto, senza mai dimenticare che l'Italia continua a essere la destinazione più desiderata al mondo.
