Nonostante 21 anni sembrino pochi, per una manifestazione non lo sono affatto. Il Trentino da questo punto di vista è molto bravo. Ricordo un'altra manifestazione, molto datata, che è il Festival della Montagna: anche lui ha compiuto svariate decine d'anni. È la dimostrazione che noi trentini siamo coriacei, che crediamo nelle nostre intuizioni, e soprattutto che crediamo nel turismo.
Il Trentino, lo sappiamo tutti, vive di turismo; non voglio offendere gli altri reparti dell'economia nel dire che il turismo è il collante che fa rimanere tanti concittadini nelle valli, che ne evita lo spopolamento, insieme all'agricoltura. Ma è il turismo in particolare che ha fatto progredire la nostra comunità, facendo giungere altre persone dall'esterno e facendo andare noi all'esterno per promuovere il nostro territorio. Il turismo è fondamentale per il Trentino, non solo per i numeri, i quali però sono ovviamente importanti.
Un buon 20% del Pil provinciale deriva dalla capacità dei nostri operatori del turismo di attrarre ospiti, e il solo turismo invernale porta un fatturato di oltre 2 miliardi. Temo grandemente che questo dato possa avere un calo quest'anno, per gli effetti di questa pandemia che ci sta aggredendo in maniera feroce. Dobbiamo però fare di tutto – e queste giornate rappresentano un'occasione per farlo – per capire quanto la montagna ci sia necessaria, utile e salutare. Auspico che gli interventi di queste giornate ci possano invitare a riflettere, e a coniugare il nostro patrimonio – sia materiale che immateriale – con la necessità di dare risposte ai bisogni che sorgeranno quando la domanda di vacanze esploderà con tutta la sua forza, esprimendo sensibilità ed esigenze che starà a noi saper intercettare. Concludo e auguro a tutti che questo periodo di incertezze e di sospensione possa essere fecondo di idee e di proposte, per farci trovare pronti e competitivi quando le nebbie della pandemia si diraderanno, e sul mondo del turismo tornerà sul sereno.
