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XXI BITM - L'intervento di Andrea Bianchi

Categoria: Tutela del territorio

Anno: 2020

XXI BITM - L'intervento di Andrea Bianchi

Relatore: Andrea Bianchi - Scrittore, Gruppo Italiano Scrittori di Montagna

Tag associati: SostenibilitàFuturo del turismoEmergenza sanitariaFormazioneIdentità


Di solito si pensa alla vacanza in montagna come una vacanza attiva, un'esperienza attiva. Dal mio punto di vista si può parlare invece di un'esperienza consapevole. Non mi interessa molto ragionare sui nuovi trend di vacanza. Mi interessa di più capire se in questo momento una certa sensibilità emergente ci può portare ad affrontare delle problematiche di fondo della nostra società. La pandemia ha messo in discussione due variabili fondamentali della nostra quotidianità, lo spazio e il tempo. Dal punto di vista dello spazio la pandemia ci ha costretto a considerare un turismo di prossimità, e questo ha dato a molti l'opportunità di riscoprire la montagna. Dal punto di vista del tempo, soprattutto nella fase del lockdown, siamo stati costretti a svuotare le agende, a sperimentare una dimensione del tempo più dilatata, a trovare modalità diverse di occupare questo tempo, in maniera anche più riflessiva e consapevole. Questo ha favorito anche una nuova esperienza dell'outdoor, soprattutto per quanto riguarda l'ambito delle pratiche olistiche, del benessere o del natural wellness, delle quali fanno parte anche le attività che propongo, ovvero il cammino a piedi nudi in natura. Questo può essere un modo di intendere il natural wellness, nonché un modo di recuperare sensorialità.

Come ho detto, mi interessa soprattutto la possibilità di vivere consapevolmente un'esperienza e un luogo naturale. Il rischio che corriamo, parlando di attività outdoor, è che anche la montagna diventi quello che Marc Augé ha definito “nonluogo”. Il rischio c'è quando la viviamo come uno spazio di transito, quando misuriamo i minuti e i secondi che ci mettiamo per andare da A a B, e quando non ci interessa nulla a livello percettivo di quello che stiamo vivendo.

Come ha fatto presente Fausto De Stefani, non esistono montagne di serie B. Esistono solo le montagne, ma bisogna percepirle, come qualsiasi altro luogo naturale, perché hanno in sé un potenziale terapeutico enorme, le neuroscienze ci regalano ogni giorno nuove scoperte in tal senso. Anche la bellezza della montagna – tema al quale sono molto legato, e che mi ha portato a fondare con Alessandro Gruzza il “Movimento della bellezza” – è un concetto nei confronti nei quali penso si dovrebbe essere accompagnati da una sorta di educazione. Condivido appieno ciò che è stato detto sulla necessità di riscoprire un concetto contemporaneo di bellezza, che secondo me dovrebbe passare attraverso il recupero della sensorialità. E qui mi rifaccio anche al concetto di biofilia, quello che aveva già concepito negli anni Ottanta il biologo Wilson: come umani abbiamo un senso per le specie viventi innato, ma non automatico. Questo senso va coltivato.

Fare esperienza in outdoor può diventare uno dei modi principali per affrontare problemi globali, come il cambiamento climatico o la pandemia, problemi che a mio parere sono legati alla perdita della relazione empatica con gli ambienti in cui viviamo. Camminare a piedi nudi sull'erba bagnata di rugiada, magari con altre persone, non è solo un'attività di svago, di rilassamento e di attività salutare per il corpo e la mente, è anche qualcosa che può dare un contributo per riavvicinarci al senso del luogo, che attualmente ci manca per affrontare le grandi problematiche collettive.

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