Lo smart working rientra nell'ambito di una riflessione ampia che sta interessando il mondo del lavoro ormai da tanti anni, nella consapevolezza che l'avanzamento tecnologico ha impattato e impatterà sempre più sul modo di lavorare. Certo, quello che è accaduto nel 2020, non per scelta ma per necessità, è stato che lo smart working è arrivato nella realtà quotidiana di molti di noi, in molti casi di persone che non avevano nemmeno immaginato questa eventualità. Questa, a voler essere positivi, è stata un'opportunità di verificare come questo modo di lavorare effettivamente produce delle ricadute, e ci ha permesso di testare e comprendere un nuovo fenomeno. Da questa comprensione ho voluto trarre alcuni spunti di riflessione per i relatori che seguiranno.
Quello che mi preme sottolineare prima di tutto, in quanto associazione di lavoratori, è che lo smart working non è per tutti. Non tutte le categorie in un momento delicato come questo possono essere gestite da remoto; ci sono tanti lavoratori che continuano il loro lavoro in presenza, e per questo vanno tutelati al meglio. Questo dettaglio è importante anche in termini di evoluzione: l'impatto tecnologico spesso e volentieri ha ricadute in senso negativo sulle classi di lavoratori meno competenti e meno preparati.
La seconda riflessione è relativa alla traduzione che spesso viene fatta di smart working, che viene riportato in italiano come “lavoro intelligente”. Dal nostro punto di vista non è però un computer che rende intelligente il lavoro, e va poi evidenziato che il focus non deve essere sul lavoro, quanto invece sul lavoratore. È lui che può essere messo nelle condizioni di essere più agile, più efficace, sia per quel che riguarda il proprio datore di lavoro, sia per quanto riguarda gli aspetti della vita privata del lavoratore stesso.
La ricerca di senso è un elemento che ha interessato spesso negli ultimi anni le riflessioni sul mondo del lavoro. Questo non di rado è un elemento carente nel pacchetto di elementi che vengono messi a disposizione del lavoratore; si riesce solitamente a trovare degli accordi per quanto riguarda le remunerazioni e altri aspetti, ma sul discorso del senso non è sempre effettivamente facile trovare un punto di incontro, soprattutto quando il lavoro non è quello che una persona vorrebbe. Da questa prospettiva la possibilità di avere, attraverso lo smart working, una conciliazione dei tempi di vita privata con quello che è il tempo di lavoro è un'opportunità interessante, che andrebbe a colmare un vuoto sentito negli ultimi anni.
Arrivando a quello che è il tema di oggi: il luogo di lavoro può essere un tema? A mio avviso sì, è un grande tema, soprattutto per il Trentino. Sono però necessari molti investimenti, sia per quanto riguarda i servizi, che devono essere in grado di supportare un carico a quel punto maggiore, sia per quanto riguarda le infrastrutture tecnologiche, sia per le strutture ricettive, che devono essere disponibili e pronte a ospitare il lavoratore e la sua famiglia.