Il turismo è già cambiato per via dell'epidemia, me ne sono accorto anche in montagna. È cambiato, ma non sempre in bene. Hanno disertato il mare, probabilmente non sono più andati all'estero, e si sono riversati sulla montagna, in maniera raffazzonata, sconclusionata, poco organizzata.
È già cambiata la frequenza in montagna, ma cambierà ancora: bisognerà organizzare degli uffici nei paesini, in cui il turista potrà chiedere informazioni, dove ci sarà una guida alpina pagata, ovviamente, per dare indicazioni al visitatore. Dovranno cambiare anche i mezzi di comunicazione. In molti anni non ho mai visto in televisione nemmeno un programmino di 5 minuti, la sera, in cui una guida alpina dà delle dritte per andare in montagna. E dire che quest'anno ci sono stati centinaia di interventi non a rocciatori, ma a persone che semplicemente camminavano sui sentieri. Bisognerà partire da zero per educare le persone ad andare in montagna, nelle scuole come sui giornali e nelle tv. Questo sarà il futuro di un turismo sulla montagna.
Ho trovato persone su sentieri per esperti, tipo i Cadini di Misurina, il sentiero Bonacossa, con il bimbo nello zaino, senza un telo, senza attrezzatura. Io non mi sono mai azzardato a mettermi per mare con una barca a vela senza andare prima con chi conosce quel mestiere. Serve un minimo di educazione, la base per sapere come muoversi nei boschi, pensando per esempio al comportamento da mantenere in determinati periodi nelle zone in cui è presente l'orso. Piccole cose, non serve una laurea, bisogna iniziare dai bambini. Bastano di volta in volta 5 minuti, per dire “non andate lì, nello zaino mettete sempre una pila, andate con chi conosce il territorio, chiedete quali sono i pericoli del posto” e via dicendo. È essenziale informarsi sempre sul proprio percorso.
Questo virus, nonostante tutto, ci ha insegnato molte cose, che però abbiamo già perduto. Il risparmio, il tornare indietro, l'usare bene il tempo, il fermarsi un po', il rallentare. Questa crisi ci ha fatto anche bene. Solo che ormai, preda della abituale frenesia, abbiamo già dimenticato tutto, siamo tornati nuovamente a correre. Certo, la vita è breve e corre, però di questa pandemia farei tesoro, perché ci ha insegnato a rallentare, anche perché così è possibile rallentare il deperimento della natura.