Penso sia significativo che all'interno del ricco programma di BITM capire quali siano i rischi e i vantaggi di questa nuova distribuzione sul territorio di lavoro e di frequentazioni. Ci saranno sicuramente delle trasformazioni, che prescindono poi dal fatto che noi usciamo da questa tragedia. Io credo che dipenderà molto anche dalla capacità di adattamento e al modo con cui la politica saprà dare risposta a delle tendenze che erano già in atto anche prima, ma che si sono potentemente accelerate.
Vanno considerati dal mio punto di vista tre elementi. L'alfabetizzazione digitale; la consapevolezza che grazie ai dispositivi digitali si può portare il lavoro ovunque; le non trascurabili preesistenti strategie di riduzione dei tempi di lavoro d'ufficio. Queste tre cose aprono delle prospettive nuove e aprono anche – come accade sempre quando ci sono dei fenomeni di profondo smottamento del rapporto tra spazio e comportamenti – degli scenari inquietanti.
La stessa possibilità di dislocare la propria vita dalla città in un altro luogo, anche 5 giorni su 7, apre prospettive interessanti e rischi. Il rischio è quello che si arrivi di nuovo a una dispersione dell'abitato, come c'è stata in Italia negli anni Ottanta, distruggendo gran parte del nostro paesaggio. L'opportunità è che questa dispersione intenzionale, se guidata in modo intelligente, possa servirci a ridare senso alle migliaia di borghi, di piccoli centri rurali e storici che costellano il territorio italiano. Da questo punto di vista sarebbe auspicabile che ci fosse una politica che guidi questo eventuale rischio di dispersione.
Dopodichè, in sintesi, il tema è semplice. Avremo la possibilità di “muoverci con il pensiero molto di più”, di lavorare a distanza, ma avremo anche la necessità di muoverci meno con il corpo. Muoverci meno con il corpo comporta per esempio un investimento in un circuito spazio temporale quotidiano che è quello di un quartiere o di un borgo in cui tu possa trovare tutto quello che serve, commercio, sanità, scuola, cultura, in un circuito di vita quotidiano, da vivere a piedi o in bicicletta. Questo vale ovviamente per i borghi storici che erano città, e che possono tornare ad avere quel carattere, e vale anche per le grandi città.
Questo spiega quella tendenza intelligente che vediamo in tante grandi città con sindaci visionari e capaci, come Parigi, Londra, Milano, Barcellona, dove si stanno mettendo in campo delle azioni per tornare a una dimensione di quartiere, per stabilire un arcipelago di borghi urbani dentro la città. Questo è il modo, se vogliamo, attraverso il quale evitare il disastro.