I cambiamenti nel mondo del turismo sono stati tanti, anche al di là degli ultimi drammatici mesi. È cambiato per esempio il lavoro; ricordiamoci che il turismo è espressione primaria del tempo libero, e che questo è definito spesso come tempo di non-lavoro. Questo ci deve portare a pensare che i cambiamenti significativi avuti sul lavoro non possono non interferire con il tempo di non-lavoro, con tutte le conseguenze per esempio sulle stagionalità fisiologiche del turismo.
Dall'esterno il Trentino è visto come un modello in termini di costruzione di una struttura turistica. Siamo stati tra i primi a passare dal paradigma dell'accoglienza turistica all'applicazione reale del destination marketing, già alla fine degli anni Novanta. Siamo passati velocemente da un turismo di prossimità (costituito quasi totalmente da turisti veneti, lombardi, toscani, emiliani e bavaresi) ad un turismo che conosce ospiti provenienti da tutta l'Italia e da molto Paesi del mondo. Si è poi passati dal marketing turistico al marketing territoriale, con il comparto turistico che è ormai fortemente integrato con altri settori.
Ci sono però delle sfide importanti da affrontare. Pensiamo al problema dell'overtourism, con il caso del vicino lago di Braies, o del famoso lago di Sorapis: la sfida è passare dagli hotspot al turismo diffuso sul territorio, evitando così problemi collegati all'eccesso di carico. Bisogna poi andare come si è detto oltre le stagioni, e bisogna impegnarsi anche sul fronte della digital economy, nella consapevolezza che si tratta di un fenomeno in continua e veloce transizione. E ancora, tra le sfide da affrontare ci sono quelle della Green Economy e del Crisis Management.
Pensiamo alle sfide della Green Economy: parliamo ai temi delle rinnovabili, della riduzione delle emissioni di anidride carbonica, della gestione dei rifiuti, della gestione dell'acqua, delle foreste e delle aree protette, come anche dei temi delle produzioni agricole sostenibili, dell'edilizia sostenibile. dell'inclusione sociale e dell'equità distributiva, pilastri fondamentali della Green Economy.
Parlando di Crisis Management ci avviciniamo a un tema molto attuale: la crisi sanitaria ha colto spesso impreparate le organizzazioni territoriali, lì dove invece tutte le grandi aziende possono contare su degli specialisti nella gestione delle crisi. Il primo elemento che richiede capacità in questo campo è ovviamente il global warming, un processo in atto che tocca per molti aspetti anche e soprattutto il settore turistico (pensiamo all'innevamento, ai ghiacciai, alle tempeste estremi come Vaia). Il secondo elemento è la pandemia, la quale come abbiamo visto ha dimostrato quali effetti può generare sull'economia generale lo stop del turismo. Il Crisis Management ha il compito di prevedere le crisi, di avere le capacità di ridurne gli impatti, di rispondere al meglio, e di recuperare al meglio al termine dell'emergenza.
In definitiva, quali sono le condizioni per seguire il paradigma della Green Economy e per attivare processi di Crisis Management? A mio avviso la prospettiva dovrà essere sempre più sistemica e integrata per tutti i processi di erogazione dei servizi, aumentando le interrelazioni settoriali, per portare i diversi settori verso una gestione integrata. È necessario aumentare il livello di coordinamento e la capacità di controllo sul sistema territoriale, perché è difficile intervenire efficacemente in caso di crisi senza questa organizzazione preesistente; infine, servono nuove competenze di natura tecnica e organizzativa, per mantenere alto il nostro livello di competenza, per far sì che il Trentino resti un modello da imitare.