Il turismo è un forte supporto a tutta l'economia: questa è una frase che prima della pandemia era condivisa da pochi. Tutti gli interventi che ho ascoltato vanno nella medesima direzione presa dalla riforma del turismo, che è l'unica legge, penso, che lo Stato Italiano non ha impugnato in nessuna parte, in quanto ben formulata.
Noi trentini di fronte ai cambiamenti siamo sempre un po' titubanti: perché cambiare una legge quando questa funziona bene? Soprattutto perché il mondo va avanti, cambia velocemente, e dobbiamo avere il coraggio di guardare avanti. In quasi tutti gli interventi si è parlato dell'importanza del coordinamento: la legge va proprio in quella direzione, con linee guida molte stringenti, con una serie di nuovi obblighi in tal senso. Penso alla formazione di alta qualità, penso al coaching, con percorsi obbligatori introdotti dalla riforma.
Chi mi conosce sa che non punto ai numeri, quanto alla qualità, dunque al turista alto-spendente. Per questo abbiamo creato due bandi, per fare in modo che chi desidera presentarsi con delle novità per le prossime stagioni lo possa fare, per dimostrare al turista che c'è voglia di offrire delle nuove e interessanti esperienze.
Stiamo spingendo molto su turismi diversi, ma mi appare chiaro che per ora non abbiamo la possibilità di fare a meno dal turismo invernale garantito dagli impianti. La nuova riforma prevede al suo interno la possibilità e l'obbligo di trovare nuovi prodotti turistici: pensiamo per esempio a come negli ultimi anni si è riusciti a sfruttare in modo intelligente e intensivo degli impianti prima usati solamente per la stagione invernale. S
i parla da vent'anni di destagionalizzazione, e alcune zone sono riuscite ad avere già adesso stagioni più lunghe. È però necessario fare sistema, con una formazione di alta qualità, per mostrare quali sono le opportunità possibili: diventa difficile destagionalizzare quando, anche all'interno di aree importanti, si trovano ristoranti e bar chiusi.