Il turismo montano rappresenta non soltanto una percentuale importante in termini di Pil, è anche una scelta importante da parte dei turisti italiani e stranieri. La montagna ha vissuto un'estate in generale positiva. Ma usciamo da 18 mesi disastrosi, in cui anche la montagna ha visto il totale blocco dell'attività turistica nel corso dell'inverno scorso, un disastro per tutti gli operatori nonché per gli amanti degli sport invernali.
Attraverso il nostro centro studi stiamo analizzando con attenzione l'evoluzione delle prenotazioni attraverso le principali OTA e l'andamento delle prenotazioni aeree. Cerchiamo inoltre di monitorare la situazione dei principali paesi da cui provengono i turisti. In questo periodo c'è un po' di timore: speriamo che ci sia una minore pressione da parte dei media su quello che sta succedendo all'estero. Sappiamo che la situazione italiana a livello della campagna vaccinale è ai primi posti, non solo in Europa ma nel mondo, e che l'ospedalizzazione riguarda in larga parte chi ha deciso di non vaccinarsi. Quello che possiamo raccontare attraverso le nostre newsletter, gli incontri e i workshop, è che l'Italia è un paese sicuro. Certo, non possiamo dare la sicurezza al 100%, ma rispetto ad altri paesi possiamo certamente offrire di più, sapendo peraltro che, anche una volta usciti dalla pandemia, la sicurezza resterà un fattore centrale.
Ormai è chiaro che quanto accaduto ha influenzato il futuro del comportamento delle persone, dei turisti e dei viaggiatori. Tutto questo ci porta a guardare al futuro con ottimismo e con la consapevolezza che tutto deve essere mantenuto sotto controllo. È poi importante che il governo sostenga gli operatori. Sappiamo che bisogna ancora aspettare per quanto riguarda il turismo nelle città d'arte, ma c'è un fortissimo desiderio di tornare in Italia, destinazione che rimane top of mind.
Possiamo approfittare del fatto che ci siamo resi conto di quanto gli italiani conoscano poco l'Italia - l'emergenza ha fatto scoprire il paese agli italiani. Spesso i turisti tedeschi conoscono il nostro paese ancora più degli italiani. A dimostrazione di questo ci sono i risultati di un nostro sondaggio, fatto su più di 3.000 cittadini: il 50% non era nemmeno in grado di indicare le 20 regioni italiane. Questo significa che c'è molto da fare, e che c'è anche una grande potenzialità di turismo domestico.
Eravamo abituati, dagli anni Cinquanta, a un turismo bi-culturale. Il turista italiano e il turista tedesco, sintetizzando al massimo. Ora bisogna essere pronti ad accogliere turisti che hanno esigenze e aspettative completamente diverse. Non sono i turisti che devono adeguarsi, siamo noi che dobbiamo adattarci alle loro aspettative. Pensiamo al turista giapponese che potrebbe desiderare la vasca al posto della doccia, o al turista cinese che, oltre a voler scoprire la cucina italiana, desidera di tanto in tanto mangiare anche cinese, sapendo peraltro che in molti casi il turista cinese non desidera imparare né l'italiano né l'inglese.
Bisogna essere innovativi e allo stesso tempo rendere semplice l'accessibilità, a livello di trasporti e non solo. Il turista non deve fare code, in nessun caso.