Comunicare sul digitale sembra facile, ma non lo è. Cambiano i ritmi, i trend. Il back office è la parte più complicata. Ormai, per la nostra Apt, come del resto penso anche per le altre, la parte dei social è diventata lo strumento numero uno di comunicazione. Abbiamo cambiato negli anni il nostro approccio, perché ci sono diverse piattaforme, e ci sono diversi linguaggi delle persone che ti ascoltano, che non sono tutti uguali. Se devo parlare alle nostre “personas”, per esempio alle famiglie, devo usare dei determinati codici; se parlo ai bikers è un altro mondo, cambia l'età, cambiano i codici di comunicazione, cambiano gli stilemi e le banalità. Pensiamo a un video che promuove l'attività bike in un territorio; sarebbe sufficiente proporre un biker vestito nel modo sbagliato per quell'attività per perdere credito nei confronti del pubblico di riferimento, che non riterrebbe quel messaggio valido.
Continuiamo a sperimentare; abbiamo almeno 4 calendari editoriali, questo necessita una pianificazione, sia nella preparazione dei contenuti che nella pubblicazione. Va anche detto che sui social i contenuti, ormai, se non vengono sponsorizzati, non si vedono, dobbiamo dimenticarci l'organico su Facebook e Instagram. Senza un minimo di sponsorizzazione e di budget dedicati, il contenuto non gira, non si vede.
A volte proviamo, facciamo degli esperimenti, non sempre funzionano, sapendo anche che bisogna adattarsi poi alle idee e alle esigenze dei collaboratori. Abbiamo provato anche qualche sperimentazione di contenuto nuovo, abbiamo visto che funzionano bene i contenuti video molto corti, quelli che chiamiamo “moments”, con una durata di 15 secondi. Sono molto “semplici”, senza montaggio, con suoni ambientali. Ma in realtà non sono facili da creare come si potrebbe pensare. Dietro a 15 secondi dobbiamo creare un'idea, da spingere verso un determinato tipo di persone.
Abbiamo inoltre provato a usare linguaggi delle nuove generazioni, usando per esempio i meme per i Millennials. Bisogna dire però che l'ironia non è tipica del linguaggio turistico, e che si può cadere nella banalità. È un terreno minato, poiché se non si viene compresi è possibile toccare diverse sensibilità. Abbiamo anche provato a giocare sugli stereotipi, a partire per esempio dallo stereotipo della montagna “noiosa”.