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XXII BITM - L'intervento di Mauro Leveghi

Categoria: Sfide del turismo montano

Anno: 2021

XXII BITM - L'intervento di Mauro Leveghi

Relatore: Mauro Leveghi - Presidente del Film Festival della Montagna città di Trento

Tag associati: SostenibilitàDestagionalizzazioneFuturo del turismoEmergenza sanitariaOver turismDigitalizzazioneIdentitàCambiamenti climatici


Per pensare alla nuova agenda dobbiamo immaginare e progettare il turismo del futuro, ovvero, nel nostro caso, la montagna del futuro. Badate bene, se la montagna ha un futuro, c'è un futuro anche per la pianura. Dopo la pandemia la vera esigenza sarà quella legata alle modificazioni del clima. Noi abbiamo un turismo montano invernale basato sugli sci, quasi monocolturale, che ha dato successo, ma siamo seduti su una trappola. È la trappola del successo. O immaginiamo una montagna diversa, o rischiamo che la ripartenza non sarà una vera ripartenza. Serve un turismo responsabile, perché la montagna è libertà ma è anche responsabilità. Un turismo responsabile che enfatizzi le differenze degli spazi, che differenzi più spazi e più stagioni, un turismo che guardi alla montagna sulle 4 stagioni, ma che abbia dei limiti.

E questo significa anche produrre servizi per diverse tribù: uso il termine tribù per connotare dei gruppi di persone che hanno un sentire comune, e quindi proposte turistiche in spazi diversi della montagna, in stagioni diverse. Questa è la necessità che abbiamo, di guardare avanti. Guardare avanti significa anche prendere il contrasto della montagna, quello della disconnessione e della connessione: non c'è uno spazio migliore della montagna per poter distinguere tra la connessione alla realtà e la connessione al digitale. Un altro elemento legato a tutto questo è quello del limite, la montagna del limite. Non possiamo immaginare che ci sia la ripartenza senza avere consapevolezza del limite tra uomo e ambiente, del limite che ci dobbiamo dare.

Nel 1819 Leopardi scrisse L'infinito, bellissimo sonetto, perché sosteneva che l'uomo ha un bisogno infinito di benessere per quantità e durabilità. Ma i sensi sono finiti, limitati. E quindi ha utilizzato la fantasia, l'emozione, per viaggiare nel tempo e nello spazio, partendo da una scenografia con un limite, la siepe. Ma il suo infinito non è nei fatti, è nelle emozioni. Ed è quello che possiamo trovare anche in montagna.

10 anni dopo, in Sassonia, il chimico Liebig fissò una delle leggi più importanti per l'ecologia, conosciuta per l'appunto come Legge di Liebig, che vale per tutte le popolazioni biologiche. Questa legge dice che in natura la crescita di una popolazione biologica non è determinata dalla quantità delle risorse disponibili, ma della presenza della sostanza in misura minima. E l'uomo ha agito su quella, per superare il limite che la natura ci poneva.

Noi, oggi, dobbiamo trovare il senso del limite, la montagna deve poter escludere senza che nessuno si senta escluso, perché la montagna è di tutti ma non per tutti. Se vogliamo avere un futuro, conquistare spazi di futuro, è necessario avere profonda coscienza del senso del limite, perché senza di esso avremo un futuro limitato.

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