Comunicare una destinazione, ai tempi dei social e dell'overtourism, non è semplice. C'è il rischio di banalizzazione, come è stato detto. Da qualche anno viviamo due tendenze contrapposte. Da un lato i benefici indubbi che porta il turismo in termini di indotto e di occupazione, che in qualche modo incoraggiano le destinazioni a competere tra di loro per attrarre sempre più visitatori; dall'altro questo a volte sfocia in un sovraffollamento degli spazi pubblici, in un disagio per le comunità locali. È un equilibrio difficile da mantenere, e i social network hanno un ruolo in tutto questo. Si è parlato di immagini tutte uguali, stereotipate, ed è vero, ci sono su Instagram queste immagini di luoghi incontaminati dove però, dietro le spalle, ci sono delle file chilometriche di persone. C'è effettivamente il rischio di dare l'idea di un luogo diverso da quello che è.
L'overtourism è un fenomeno multidimensionale che non ha un'unica causa né un'unica soluzione. L'eccesso di flussi non è l'unica causa, c'è anche il comportamento dei turisti, nonché il comportamento delle destinazioni. Dobbiamo educare i turisti, ne siamo responsabili. Come lo facciamo? Molte destinazioni comunicano luoghi non iconici, poco conosciuti, ed è una strada da gestire con cautela, perché sul lungo periodo si rischia di spostare il problema da un luogo all'altro. C'è il tema dell'allungamento della stagione, e per questo stiamo comunicando tantissimo anche l'autunno e la primavera, che hanno tantissimo da offrire. Soprattutto, però, a mio avviso la strada è quella di un nuovo racconto, di comunicare un territorio superando stereotipi e banalizzazioni, e non è semplice. Andare a cercare quelle che chiamo “storie di mezzo”, delle persone. Il coinvolgimento delle comunità locali è fondamentale, in primo luogo perché è doveroso farlo, in secondo luogo perché le comunità locali sono gli storyteller più autorevoli del loro territorio. Questa è la strada su cui stiamo puntando moltissimo negli ultimi anni.
In sintesi, quello che stiamo provando a fare è costruire una narrazione che possa essere di valore aggiunto, raccontando i valori di un territorio che può rispondere alle aspettative del mercato con risorse che possiede in maniera naturale. La cosa importante è farle emergere, mettendo al centro anche aspetti antropologici, la cultura e la memoria, le persone e le comunità. Solo in questo modo, facendo parlare anche loro, facendo emergere aspetti che vanno tutelati, possiamo creare un legame profondo con i turisti (elemento che aiuta peraltro a fare una selezione dei turisti).