L'anno scorso alla BITM abbiamo parlato del turismo che verrà. Quest'anno abbiamo fatto un passo in avanti, anche perché siamo stati investiti dall'imporsi dell'evoluzione che riguarda l'ambiente, l'ecologia, ma anche il cambiamento climatico, e anche dall'impatto non indifferente della pandemia. Sicuramente ci sono parecchi ragionamenti da fare.
Uno è, secondo noi, anche a partire da quanto abbiamo discusso in altri incontri, quello del superamento del modello della monocultura dello sci alpino per quanto riguarda la stagione turistica invernale. Per quanto riguarda l'estate, bisogna sottolineare il fatto che, vuoi per la pandemia, vuoi per il cambio di destinazione di tanti turisti, i flussi nazionali del turismo hanno portato in Trentino e in montagna tantissime persone che non avevano nessuna educazione né cultura della montagna, cultura che noi stessi abitanti delle Dolomiti non sempre possediamo, e sicuramente non la possiedono dei turisti che vengono da zone non montane.
L'altro tema importante che si dovrà affrontare, magari con altri soggetti, è quello della questione del lavoro, il fatto è che, vuoi per la pandemia o vuoi per un'evoluzione del sistema economico, c'è una grossa difficoltà del settore del turismo nel reperire manodopera specializzata stagionale e non. Un aspetto fondamentale non solo per il turismo, ma anche per tutte le attività collaterali che sono intorno al settore. Anche perché con la pandemia è successo quello che nessuno pensava potesse succedere; tanti di questi lavoratori sono migrati in altri settori e comparti, dove hanno magari trovato una stabilità maggiore, e anche retribuzioni maggiori.