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BITM XXIII - L'intervento di Andrea Merz

Categoria: Agriturismo

Anno: 2022

BITM XXIII - L'intervento di Andrea Merz

Relatore: Andrea Merz - Responsabile del Servizio Agricoltura della Provincia Autonoma di Trento

Tag associati: EnogastronomiaStatistiche


Oggi sono qui come dirigente del Servizio Agricoltura, ma fino a ieri ero direttore del consorzio Trentingrana. Di malghe, di formaggi e di pascoli mi sono occupato anche in quella veste.

Dobbiamo cercare di contestualizzare il concetto di malghe. I pascoli in Trentino sono circa 50 mila ettari, rappresentano circa l'8% del territorio trentino. Il quale per circa il 50% (un po' meno dopo Vaia) è coperto da foreste, e il 70% è sopra i 1000 metri. Il nostro contesto è alpino, montano. Il vivere la montagna, i pascoli e l'alpeggio ha anche contribuito a un rallentamento della crescita del bosco. Al netto di quello che è accaduto con Vaia dobbiamo ricordare che fino agli anni 2000 il bosco cresceva di circa 700 ettari all'anno. L'unico motivo, l'unica verità che poteva esserci era quella di far rivivere le malghe, che negli ultimi anni infatti sono cresciute. Nel 2022 sono stati alpeggiati circa 24.000 mila bovini e 40.000 ovicaprini. Numeri abbastanza interessanti, anche perché la Provincia Autonoma di Trento ha cercato di incentivare la crescita dell'alpeggio. Ha istituito un premio per il benessere degli animali in alpeggio, un premio che cuba circa 1 milione e 300 mila euro all'anno, e che vale circa 150 euro per ogni animale alpeggiato, fino a un massimo di 6.000 euro circa per ogni beneficiario. Il premio va a coprire i maggiori costi per la monticazione degli animali. E questo ha fatto sì che ci fosse una ripresa, che però deve andare di pari passo con una valorizzazione anche del formaggio e del latte di malga. Ci sono esempi virtuosi. È anche vero che la quantità non è importante, ma sono importanti comunicazione e notorietà, Ma è anche vero che senza quantità non si riesce a creare il volano necessario. Il Trentino produce circa l'1% del latte nazionale, e di questo solo il 5% è prodotto in malga. Un quantitativo di latte limitato. Ma nel passato sono state fatte delle scelte coraggiose, tant'è che all'interno di diversi disciplinari di produzione, come in quello del Puzzone di Moena, è stata inserita la tipologia “di malga”. E tant'è che negli ultimi anni anche il Trentingrana è stato inserito come presidio Slow Food come Trentingrana di malga. È vero che la quantità non è elevata, è vero che molto si potrebbe fare, ma è anche vero che molto è già stato fatto.

Riguardo l'asta dei formaggi citata da Rizzi, ricordo alcuni progetti partiti anni fa, che mi hanno visto anche promotore insieme a Trentino Marketing. Penso alle Albe in malga: chi avrebbe scommesso che questo progetto avesse successo, nel portare i turisti in malga alle 4.30 di mattina? Non molti, ma è un progetto che sta andando avanti con numeri importanti. Detto questo, l'amministrazione provinciale, oltre al disciplinare di gestione tecnicoe-conomica delle malghe, che prevede che ci siano dei vincoli affinché le malghe vengano restituite in modo corretto (un modo anche sostenibile di gestione della malga), vuole favorire non la speculazione ma l'affitto ad aziende trentine di medie piccole dimensioni. Questa corsa alla speculazione, dell'avere voglia di andare ad affittare le malghe a grandi aziende di pianura, è dettata anche dalla distorsione che esiste a livello di Politica agricola comune europea, che è quella dei premi agroambientali, che vanno a superficie; ma, ultimamente, anche per un discorso legato alla sostenibilità. Le aziende grandi di pianura hanno infatti bisogno di non avere un rapporto di “bovini per ettaro” troppo alto.

Un'ultima cosa che voglio sottolineare è che il patrimonio malghivo trentino è per circa il 90% di proprietà pubblica. Anche in questa direzione l'amministrazione provinciale sta cercando di muoversi per poter aprire, già nel 2023, un bando dedicato alla rivalutazione del patrimonio malghivo, inteso come contributo per la ristrutturazione delle attività esistenti, ma anche volto a un recupero di acqua potabile e all'elettrificazione. Perché senza rispettare dei vincoli imposti dall'Unione Europea sulla condizione igienico-sanitaria, in malga non si può fare formaggio. Questo bando potrebbe favorire anche una nuova accezione della malga. Avendo l'elettrificazione in malga, o magari dei pannelli fotovoltaici, potremmo vedere le malghe perché no, popolate di stazioni di ricarica per e-bike. Non sono per il turismo di massa in questi luoghi, ma vedo anche che tante persone apprezzano sempre di più il territorio montano, soprattutto dopo il Covid. Territori che devono essere valorizzati, ma partiamo già da una buona base di partenza.

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