Io non ho grande simpatia per i grandi eventi. In 20 anni di lavoro della comunicazione ne ho visto di cotte e di crude. Ho visto eventi, pseudo-eventi, personaggi che si sono circondati di un'aura di autoreferenzialità e di autopromozione che nulla aveva poi a che fare con l'obiettivo primario dell'evento. Il termine “evento” deriva dal termine latino “eventus”, “evenire”, un racconto di episodi accaduti. Ecco, ho constatato che gli eventi sono funzionali soprattutto a chi li organizza, proprio in questa logica di autoreferenzialità. Sono spesso in netta contraddizione con le linee guida che ci diamo del turismo, perché è tanto che parliamo di sostenibilità. Solamente in pochi casi questi grandi eventi si giustificano, il più delle volte quando si tratta di eventi a livello territoriale, di dimensioni ridotte. Spesso sono paragonabili alla coda del pavone, che dopo essersi mostrata in tutta la sua bellezza si chiude e lascia il tempo che trova. Generalmente ogni evento comporta costi notevoli, e il più delle volte la maggior parte delle risorse viene messa dall'ente pubblico. Qui scatta un altro aspetto contraddittorio: possiamo credere alla logica dell'auto-giustificazione? Prendiamo due esempi banali. Non è mai stata fatta in Trentino una ricerca nelle stazioni turistiche che hanno ospitato i ritiri delle squadre di calcio; ovvero in inverno on si è mai domandato agli sciatori “tu sei venuto qui perché c'era la strada calcistica in ritiro o perché ci sono piste e impianti?”. Il secondo esempio per capire la scarsa affidabilità di questa logica del rating e del controllo è relativo al megaevento di quest'anno, il concerto di Vasco Rossi. Nielsen ha detto che c'è stata una ricaduta di 43,6 milioni di euro sul territorio. A Trento c'erano stati 120mila spettatori paganti. Nel 2017 Vasco Rossi aveva fatto il suo concerto a Modena, con 220mila paganti; oltretutto il Comune di Modena aveva avuto un fee di 2 euro ogni biglietto, non aveva speso nulla. E la Provincia di Modena ha certificato un ritorno di 2 milioni di euro. Allora, a chi dobbiamo credere, a Modena o a Nielsen? Questo è il problema.
Quali contributi dà al turismo il grande evento? In termini di promozione non ci sono dubbi. Ma in termini concreti e fattuali sono dei ritorni molto scarsi. Soprattutto se pensiamo ai ritiri delle squadre di calcio. All'inizio degli anni Duemila i ritiri delle squadre di calcio sembravano la soluzione ideale per la promozione turistica del Trentino. All'epoca le perplessità erano molte e oggi possiamo leggere quanto ha rilevato l'Osservatorio Provinciale del Turismo incrociando una serie di dati nelle stazioni turistiche che hanno ospitato le diverse squadre. Vi leggo brevemente due righe: “la verifica condotta per le diverse squadre di calcio ospitate non sempre ha evidenziato i risultati attesi. Nella grande maggioranza dei casi il dato che emerge è negativo o tutt'al più con scarti irrisori rispetto al dato medio degli anni precedenti. Questo vuol dire che il ritiro non ha generato movimento aggiuntivo, oppure che a fronte del movimento creatosi si ha avuto un effetto di sostituzione e spiazzamento della clientela”. E questo è un altro aspetto su cui secondo me c'è molto da pensare.
Facendo gli auguri a Tito Giovannini, se andiamo a vedere indietro cosa sono state le Olimpiadi invernali precedenti c'è da mettersi le mani nei capelli. Non a caso Austria, Svizzera e Baviera, destinazioni turistiche non inferiori a noi, hanno rifiutato di ospitare le Olimpiadi Invernali. La commissione per la tutela delle Alpi, Cipra, aveva invitato Milano-Cortina a rivedere radicalmente quelli che erano i piani legati all'edizione 2026. Si può sicuramente dire che gli eventi non sono né il diavolo né l'acqua santa. Hanno però un effetto anestetico o soporifero rispetto a quelli che sono i pensieri alti che, invece, occorrono per governare il turismo. Questo succede anche a beneficio di assessori, amministratori e dirigenti che grazie agli eventi riescono a nascondere dei risultati non sempre brillanti. Infine mi chiedo: se in Trentino avessimo speso l'1% dei milioni di euro che sono stati spesi negli ultimi anni per fare eventi per investire in formazione, in elaborazione di strategie, in crescita del nostro fare turismo, saremmo qui a discutere di questi problemi?