Dobbiamo considerare che stiamo vivendo un momento abbastanza complesso per il turismo. Perchè? Dobbiamo fare un po' di storia dell'ultimo biennio. Noi abbiamo visto un 2020 catastrofico, si è fermato il mondo, si è fermata l'economia, uno dei primi settori a fermarsi è stato il turismo. Il 2021 è stato un anno di ripartenza a metà, abbiamo visto delle stagioni un po' zoppicanti. Il 2022 doveva essere l'anno della ripartenza, in alcuni casi abbiamo raggiunto, in alcune arcate temporali, numeri estremamente interessanti, in alcuni casi maggiori rispetto al 2019. Il problema è che in questo fine anno ci siamo scontrati con una situazione internazionale assurda, con questa guerra incomprensibile, che ha dato delle conseguenze devastanti per le imprese e per il turismo, perché stiamo vedendo tutti i giorni questa esplosione dei costi energetici.
Do alcuni dati per capire di cosa stiamo parlando: la settimana scorsa l'osservatorio del turismo montano ha detto che per la stagione 2022/2023 il turismo della montagna svilupperà 9 miliardi e mezzo, 800 milioni in più rispetto allo stesso periodo 2021/2022. Dovrebbe essere un dato positivo, ma non lo è, perché l'aumento andrà a copertura totale dei costi energetici. Se non ci fosse stata questa situazione sarebbe stato un anno importante per ripartire. Ma nei momenti di crisi ci sono sempre grandi opportunità di rinnovamento e di miglioramento. L'importante è saper gestire bene tutti i cambiamenti in atto, e prendere le situazioni negative per farle diventare un surplus positivo. Lo dico ai ragazzi in sala, che sono il nostro futuro, e soprattutto perché un altro danno importante del mondo pandemico è quello della grave mancanza di personale, e quindi noi imprese del turismo speriamo in loro, nei ragazzi. Per poter poi fare il necessario ricambio generazionale, con ragazzi formati e pronti per un turismo che, secondo me, nel 2023 sarà protagonista. Un consiglio che do ai ragazzi è di investire il loro tempo e il loro futuro nel turismo perché noi abbiamo bisogno di loro. Non basta avere una grande passione, è necessario investire sulla formazione, perché abbiamo bisogno di persone che siano manager di sé stesse, delle imprese e della professione. Per fronteggiare questa situazione è necessario affrontare l'attività d'impresa, come la riduzione dei costi, la razionalizzazione dei processi, andare a gestire e perfezionare i servizi. Al fianco alla passione ci devono essere anche altissime competenze professionali. Per migliorare bisogna sempre partire dal concetto del territorio, ma parlare di queste cose in Trentino è un po' banale, perché voi siete i più bravi sul territorio italiano per quanto riguarda questi aspetti. Però vi posso garantire che a livello nazionale non è così scontato parlare di esaltazione del territorio. Perché è così importante il territorio? Perché un'altra cosa che ci ha lasciato il Covid è quella di stare di fronte a un nuovo modo di fare turismo, nuovi turisti.
Il turista di oggi è un turista molto diverso da quello del 2019, è più selettivo, più informato, sceglie la propria destinazione in base alle informazioni che arrivano dal territorio. Spesso e volentieri sceglie di ritornare in un territorio in cui ha vissuto delle esperienze piuttosto che andare in territori che non conosce e dai quali non arrivano messaggi. Il tema della destagionalizzazione è un tema atavico, quest'anno è quello emblematico, perché si può dire che l'estate è finita la settimana scorsa; se l'anno scolastico fosse iniziato a ottobre avremmo avuto un flusso importante anche a fine settembre. Non si può però lavorare 5 mesi su 12, nei mesi invernali e quelli estivi: qui ci deve essere un accordo tra ministeri, regioni e enti locali per valorizzare ancora di più il turismo tutti gli anni. E mi viene da fare un assist alle città d'arte, come Trento, che possono essere visitate tutto l'anno. Chiudo dicendo ai ragazzi di investire sul futuro, sul turismo e sulla formazione professionale.