Credo che la mattinata di oggi, attraverso la lente del paesaggio, dia indicazioni molto profonde per comprendere non solo il valore dei pascoli e del mondo malghivo, ma anche per capire come accedere a quel racconto cui Gubert faceva riferimento, che può essere molto più profondo. È un racconto che mette insieme la qualità di prodotto e la qualità tecnica di produzione, nonché una qualità paesaggistica. Credo che il concetto di paesaggio ci aiuti molto a capire l'estensione del concetto di qualità di cui stiamo parlando. In realtà lo stesso paesaggio, in particolar modo negli ultimi anni, ha visto un'estensione della sua portata, passando da ciò che è distante, la cartolina, il panorama, a ciò che invece non dipende strettamente dalla visibilità, ma è connesso alla vivibilità. E quindi le qualità di prodotto, tecniche e paesaggistiche fanno un tutt'uno in un senso di eccellenza, alla quale il Trentino può ambire.
Il concetto di paesaggio ci aiuta a capire questo discorso. Immaginate un turista in una baita, che da una finestra guarda un paesaggio fatto di pascoli, di animali, di muri a secco, di montagne, mentre mangia un pezzo di pane con formaggio di malga. La capacità di connettere la tecnica produttiva attraverso la quale si è arrivati al formaggio, la qualità del prodotto con la qualità di ciò che stai vivendo è probabilmente ciò su cui si può lavorare. Una ricostruzione delle connessioni che tenda a un concetto di qualità estesa. A mio avviso è emerso molto bene negli interventi di questa mattina, si fa riferimento a un principio di eccellenza, non solo di prodotto, paesaggio, ambientale e tecnica, ma anche di eccellenza della proposta di vivibilità. Che si connette a un'altra parola, all'essenzialità. Ovvero a ciò che è invisibile agli occhi, che ha a che fare con qualcosa di profondo, che dobbiamo cercare, che non è immediatamente a portata di mano. La capacità di creare connessioni tra l'essenzialità e la produzione come quella del formaggio di malga e le qualità citate è la sfida dei prossimi anni.