La cooperazione è una categoria economica esattamente come le altre, non necessariamente migliore. Ha una finalità forse un pochino diversa rispetto alle altre categorie, ovvero la coesione sociale. Parlo di una cooperazione che è trentina, che è legata al territorio, e che è un attore del territorio, forse però non protagonista come altre nello sviluppo dell'attività economica del Trentino. Ma lavora sul contesto, tutelando il territorio, creando le condizioni per cui altri imprenditori come noi possano esercitare un'attività economica. Attività che è pericolosa per il territorio stesso, ma che è anche un'opportunità per il territorio di essere vivo e coltivato. Parliamo spesso di tutela del territorio, ma la prima cosa a cui dobbiamo pensare è che su di esso le persone devono vivere, devono trovare sostentamento economico. In questo il turismo, come abbiamo visto, nella nostra provincia è una componente fondamentale. Crea ricchezze, e coltiva il territorio.
Quanto alla parola chiave. Uno degli aspetti interessanti di rappresentare un'associazione in Trentino è quello di incontrarsi spesso con gli altri rappresentanti, creando una comunità che si compone e che si scompone. Non c'è necessariamente un elemento competitivo, ma non vorrei votare una parola che qualcun altro ha già votato. Dovendone scegliere una in questa inusitata platea di utopisti, io aderisco all'orientamento espresso dal rappresentante delle imprese agricole: la parola per la quale ho più simpatia è proprio la composizione del mosaico. Mi piace pensare che le montagne che viviamo siano un ecosistema o anche un etnosistema. Un giornalista molto acuto del Trentino ha definito le Alpi come “un etnosistema dove vivono molti popoli espulsi dalla storia”. Penso che questa suggestione di una barriera tra un etnosistema mediterraneo e un etnosistema centroeuropeo sia una bella idea di questo territorio così difficile, così complicato e anche così fragile. Il fatto che dentro a questo mondo di persone che vivono la montagna esistano tante etnie diverse, dalla Francia alla Slovenia, con tante lingue differenti, e che questi popoli abbiano trovato un equilibrio tra di loro, è molto importante. Noi abbiamo la fortuna di vivere nel baricentro di questo caleidoscopio, nonché la fortuna di essere una comunità che si autogoverna, e questo lo vedo come un elemento di speranza e come un vettore di sviluppo della nostra provincia.
E parlando di una diversità, penso al fatto che dentro a una diversità ci sta il grande e il piccolo. Abbiamo imparato dalle recenti e crude esperienze che oggi l'esperienza vera in termini di competitività non è grande e piccolo, ma connesso o no. E questo deve essere il nostro impegno, e la nostra provincia, come noi, fa molto proprio per consentire che anche alle persone che vivono nei luoghi più decentrati possano avere un'identità nonché un'opportunità di sviluppo, avendo le connessioni che consentono alle persone di vivere a un luogo meno vicino a un aeroporto o a un'autostrada, ma di partecipare comunque alla vita sociale e civile, e di essere parte delle grandi trasformazioni che stiamo vivendo.