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BITM XXIII - L'intervento di Linda Osti

Categoria: Eventi

Anno: 2022

BITM XXIII - L'intervento di Linda Osti

Relatore: Linda Osti - Docente della Libera Università di Bolzano e Bangor University (UK)

Tag associati: SostenibilitàSviluppo economicoResidentiInfrastrutture


Parlando di grandi eventi, dal punto di vista accademico, dobbiamo essere anche un po' scettici. Certo, portano indotto, aiutano il turismo, ma dobbiamo parlare anche degli impatti negativi, che dobbiamo evitare per dare vita all'economia locale. Si parla spesso di economia locale, però ogni valutazione deve partire da una tripla linea di fondo, per vedere gli impatti economici e valutare gli impatti ambientali per ridurli. Iniziamo velocemente con gli impatti economici: c'è un indotto, ma ci sono anche molte dispersioni. Pensiamo per esempio alle risorse che vengono prese fuori dal Trentino e fuori dall'Italia. Parliamo un po' degli impatti sociali, spesso dimenticati. Dobbiamo pensare che spesso gli eventi, grandi ma anche e soprattutto piccoli, creano un senso di coesione tra comunità, un senso di voglia di unità, di essere orgogliosi di quello che la comunità può fare. Bisogna lavorare proprio su questa parte, per sentirsi insieme come comunità, per lavorare per un evento. È una parte molto importante, c'è uno scambio di idee tra le imprese e tra le persone. Spesso si fanno dei workshop di coinvolgimento con le persone che vivono sul territorio, ed ecco che si crea questa parte positiva dal punto di vista sociale e culturale. C'è poi anche la possibilità di insegnare qualcosa ai C'è anche la parte negativa, come il traffico, oppure la crescita dell'inflazione, con un incremento dei prezzi che spesso poi non torna indietro, con i prezzi locali che restano più alti anche dopo l'evento stesso. Abbiamo poi la parte ambientale, che è più complessa. Abbiamo sentito quelle che sono state le Olimpiadi di Pechino, dove con l'innalzamento delle temperature c'è stato un grande appoggio sulla neve artificiale. Ci si chiede quale sarà il futuro delle Olimpiadi invernali con i cambiamenti climatici: bisogna vedere se si riuscirà davvero a essere sostenibili di fronte a un innalzamento delle temperature. Come ridurre al minimo gli impatti ambientali? Parlando delle Olimpiadi del 2023 abbiamo un evento che è disteso sul territorio, come andremo a fare gli spostamenti interni, come gestiremo l'energia?

L'impatto economico delle Olimpiadi lo possiamo suddividere in infrastrutture, in turismo, in costo-opportunità e in dispersioni. Parlando di infrastrutture, guardando le Olimpiadi di Torino vediamo che le infrastrutture costruite non vengono utilizzate, perché la domanda non è sufficiente. Il comitato se n'è accorto, e volendo delle Olimpiadi più sostenibili ha chiesto di utilizzare le medesime infrastrutture presenti sul territorio. Che quindi devono essere rinnovate e migliorate. Anche questo ha portato all'estensione sul territorio, che come conseguenza tra le altre cose ha portato alla discussione del brand: qual è il brand dell'evento? Trentino? Cortina? Milano? Il consumatore internazionale ricorderà il Trentino, o Cortina-Milano senza sapere dove metterlo?

Tornando sulle infrastrutture, si è capito che è meglio riutilizzarle piuttosto che crearne di nuove. Pechino è riuscita per esempio a riutilizzare 11 siti realizzati precedentemente per le Olimpiadi estive. Torino come abbiamo visto ha avuto dei problemi economici legati alle infrastrutture. Pechino ha voluto invece espandere quello che è il settore delle attività sportive invernali, con una grande campagna per promuoverle, e ci è riuscita, facendo crescere la domanda di attività invernali. È stata registrata una grande crescita nella vendita di attrezzature, a partire da tanti prodotti locali come gli elmetti. E ancora, c'è stata la creazione di tanti resort e di parchi invernali, che ha portato alla creazione di circa 400mila nuovi posti di lavoro, che non rispondono alle richieste delle Olimpiadi, quanto a quelle di un mercato interno che è rimasto. Quindi le infrastrutture ci devono essere, ma bisogna considerare il costo-opportunità.

Abbiamo imparato da altri eventi come le infrastrutture per il trasporto portano grandi contributi alla vita locale. Pensiamo all'anticipo della costruzione della nuova metropolitana di Milano, che è stata spinta dall'Expo. Queste sono infrastrutture che rimangono, che aiutano non solo il settore turistico, ma anche la popolazione locale. Abbiamo poi una rivitalizzazione dell'ambiente urbano: pensiamo a Londra 2012, con un grande riutilizzo degli spazi che è rimasto nel tempo. Di per sé i grandi eventi portano impatti turistici nel periodo dell'evento stesso, ma non è quello che si vuole ottenere. Un'Olimpiade invernale in Trentino-Alto Adige o in Veneto in febbraio cade in un periodo in cui abbiamo già turismo. Quello che vogliamo fare è portare un impatto a lungo termine, far sì che il turista internazionale conosca la destinazione e che arrivi nel tempo.

E si ritorna al branding, quale brand andiamo a offrire? Dobbiamo stare attenti, perché il consumatore internazionale è un po' confuso rispetto a quelli che sono i punti delle Olimpiadi.

nfine ci sono le entrate dei diritti di trasmissione, che negli anni sono cresciuti molto: da 800 milioni di Sochi fino agli 1,1 miliardi di Pechino.

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