Vorrei partire da una considerazione. Io rappresento in questa sede il Trento Film Festival, che è nato 70 anni fa, quando la città era ancora segnata dai bombardamenti. Eppure in quel momento la città di Trento guardava fuori dal proprio territorio per capire e conoscere le montagne del mondo. Nel tempo è diventato un festival inclusivo, plurale, che ha avuto l'occhio delle donne e degli uomini puntato sulle montagne del mondo e sulle comunità che ci vivono. Un festival delle diversità. Il Trento Film Festival ha promosso la globalizzazione delle diversità, che ha narrato e continua a narrare; ha portato e porta nelle vallate, fuori dal periodo del festival, i film della montagna, sempre per narrare queste diversità, tra esempi positivi e negativi. Ha contribuito a consolidare una cultura di montagna, che si basa su 2 questioni, ovvero sull'identità territoriale e sulla responsabilità territoriale. Identità territoriale non è tanto sentirsi trentini, quanto essere consapevoli del territorio in cui si vive, dei suoi valori, perché ogni territorio ha dei valori diversi. Non esiste la montagna, esistono le montagne, così come esistono le culture.
Credo che rafforzare il senso di identità e di appartenenza a un territorio permetta di perseguire una sostenibilità, un percorso difficile e lungo, ma che deve partire da questi elementi. Quella del festival è una narrazione che affianca la comunità e quindi anche il turismo, perché è un evento che genera anche turismo. Ma soprattutto è cultura. Questa è la grande stagione della cultura, e credo che la narrazione sia fondamentale per far crescere la qualità del turismo. Abbiamo visto che i numeri crescono, ma non so se francamente se il problema sia solo quello dei numeri. Forse il problema è quello della qualità. Uso una provocazione: meno turisti più residenti, comunità più vive che sappiano trasmettere meglio i valori di quel territorio. Perché la narrazione diventa qualità quando chi ospita sa comunicare il proprio territorio e le proprie esperienze, quando sa emozionare. Perché come per un grande vino, che nasce lì dove ci sono condizioni climatiche, geologiche, serve sempre e comunque anche la componente umana. Un popolo che coltiva il territorio comunica: il paesaggio è un sistema di comunicazione. È infatti la comunità che può trasmettere emozioni al turista. Oggi c'è una ricerca sempre maggiore di autenticità, e da questo punto di vista l'ospitalità è incontro e coinvolgimento; e dal mio punto di vista il turismo responsabile enfatizza le differenze, non si fissa solo, per usare un'altra provocazione, sulla neve d'inverno. Enfatizza invece le differenze che la montagna può dare, non solo tutte e 4 le stagioni, ma anche le diverse culture.
Ho visto che in questi giorni, parlando di grandi eccellenze avete portato degli esempi significativi. Uno su tutti, quello portato dal signor Zanotelli, relativo al formaggio di malga. Ho lavorato a questi progetti anni fa, sia sul brand del Trento Doc come Bollicine di montagna, sia al Trentino di Malga. Perché è proprio sulle eccellenze che è possibile fare la differenza. Queste sono eccellenze e veicoli di comunicazione identitari, sono distintivi, non replicabili. E questa è la forza di un territorio. É chiaro che quando si hanno questi prodotti identitari devi anche avere chi li usa e li consuma, e questo è un altro aspetto per cui c'è la necessità - nell'ospitalità trentina - di una maggiore integrazione tra la filiera del turismo e il sistema agricolo. Ma l'integrazione non ha bisogno di grandi studi, ha bisogno di un elemento, ovvero che il prezzo che si paga per una notte possa contenere i costi anche della montagna e dei prodotti della montagna. Perché se noi vendiamo camere a determinati prezzi, questi sono poi incompatibili con una colazione o con una cena fatta con i prodotti di montagna. Inevitabile, perché questi prodotti costano di più. Ci deve essere un'offerta maggiore a cui deve corrispondere un prezzo maggiore, perché c'è anche una responsabilità territoriale. E torno a questo, a una responsabilità che non è solo nei confronti dell'ambiente, ma anche dell'economia del territorio, del bene comune. Questa è la possibilità di far vivere la montagna: non solo avere flussi e numeri iperbolici, quanto vivere tutto l'anno con flussi dei turistici costanti.
Concludo ripetendo le due parole che preferisco: narrazione e anche differenze, perché il Festival, come la cultura, globalizza le differenze, e questo è un elemento di forza anche di questo territorio.