Una volta la montagna aveva una sua sacralità, la si guardava con timore reverenziale, poi quella montagna si è iniziato a salirla. Con fatica e con molto rispetto. Ma una cosa è il diletto, l'altra è la fatica, e la necessità di faticare di meno. I trasporti di legna e di selvaggina, che si facevano su slitta, richiedevano fatica. Poi un grosso tronco rotolò giù dalle pendici della collina, e un Sapiens pensò di tagliarlo a fette. Fu inventata la ruota, e poi si pensò di aggiungerla alla slitta. E poi a questa vennero attaccati i buoi, gli asini e i cavalli, e via dicendo, fino ad arrivare all'epoca dei Grand Tour, all'epoca di Goethe, che arrivò fino a Napoli. I viaggi una volta erano pericolosi, nei primi anni dell'Ottocento si parlava ancora di diligenze, mentre si affacciavano i primi mezzi a vapore. La trazione animale aveva una lunghissima tradizione, e tutto il mondo legato a questo settore – commercianti di carrozze, maniscalchi, artigiani – combatté aspramente contro il nuovo che si faceva strada. E così è sempre stato: i cambiamenti sono faticosi, come salire sulla montagna, e le grandi innovazioni arrivano dalle grandi menti. Lo sapeva bene Ford, che disse che “se avessi chiesto ai miei clienti cosa volevano avrebbero risposto: un cavallo più veloce”. Alla fine del 19° secolo inaugurò il suo primo quadriciclo.
Nelle Alpi si collegarono le cime e le valli, anche ai fini della guerra. Da quello sviluppo delle teleferiche militari nasce l'industria degli impianti a fune. Dagli anni Trenta sarà poi determinante lo sviluppo turistico dell'arco alpino, con le montagne che si salivano per puro diletto, con poca fatica e senza rispetto. Eccolo lo sviluppo turistico: stupore e terrore. E adesso vengo alle idee: io immagino un'unica regione alpina ad amministrazione autonoma. Immagino una governance bioregionale su dei territori transnazionali, dei commons, dei bacini di risorse comuni. E nell'attesa che tutto ciò si verifichi, che si richieda fin da subito un ministro delle Alpi competente. Qui dobbiamo mettere in piedi radicalmente delle idee. È chiaro che l'impronta ecologica va integrata nel bilancio dell'economia e del bene comune, e andrà presentata insieme al bilancio economico classico, e deve essere fatto da tutti gli imprenditori, con sgravi fiscali per i più virtuosi e penalizzazione per i più divoratori energetici. È necessaria questa tassa ambientale, per chi ci visita, con lo scopo di aumentare la permanenza.
L'automobilità è una tecnologia passata. Si parla di treni leggeri per collegare le stazioni ai centri principali, e tutte le Alpi dovrebbero diventare una no-fly zone, facendo pagare tasse salatissime di passaggio agli aerei che sorvolano le montagne, per finanziare non attività turistiche, ma progetti di sostenibilità. Su tutte le Alpi ci dovrebbe essere lo slogan “vacanza dall'auto”. Le vedo come un parco protetto, aperti a ciclisti e pedoni. E dobbiamo spostare i flussi verso zone meno frequentate, incentivando non il turismo, ma l'artigianato, i pascoli, i presidi naturali legati al cibo. Chiudere da una parte e aprire dall'altra, contingentando gli ingressi, bandendo i resort turistici, a circuito chiuso, che non dialogano con la comunità, che necessita di connessione. Dobbiamo rendere i posti accessibili per chi ci vive e per i collaboratori, non per i visitatori, quelli arrivano da sé.
Senza cultura e senza conoscenza non ci salveremo: è sbagliato dire che viviamo di turismo. Un affare in cui si guadagna soltanto del denaro non è un affare. A proposito di cultura: perché gli impianti di risalita non possono essere esteticamente più belli? Bellezza batte efficienza, e desiderabilità batte accessibilità. L'accessibilità non è fondamentale, i precursori delle prime automobili vissero tempi molto duri! Quindi gestori dei rifugi alpini e i ristoratori non devono temere di morire di fame. Non è utopico pensare a un Alpen express: è venuto il momento di traghettare la comunità verso nuovi incontri per metterci in viaggio. Dobbiamo essere degli idealisti, come diceva Ford, perché l'idealista aiuta gli altri a progredire.