Il turismo, soprattutto per il nostro territorio, è patrimonio di tutti. Viviamo in un territorio che ha come caratteristica principale la bellezza, e come tale deve essere conservato, siamo tutti d'accordo. Ma dobbiamo fare in modo di valorizzare tutti insieme questa bellezza. Uno dei modi è pensare a una mobilità più sostenibile. Come Confindustria Trento abbiamo lavorato nell'ultimo anno al tema della transizione sostenibile, tema che abbiamo presentato all'ultima assemblea. Qui abbiamo cercato di individuare alcuni spunti e suggerimenti per aprire un dibattito su alcune tematiche che potrebbero migliorare il nostro territorio. Abbiamo parlato per l'appunto anche di mobilità: facendo delle analisi è emerso che, pur sapendo che non abbiamo una rete ferroviaria efficiente, oggi la ferrovia rappresenta forse il modo più semplice per muovere i turisti. Forse in Trentino non siamo ben attrezzati su questo. Ma se noi andiamo a vedere il tema dell'ambiente, lì dove da sempre ci fregiamo di essere un territorio più sostenibile di altri (e su molti aspetti lo siamo), per quanto riguarda la mobilità i dati emersi ci presentano un quadro diverso. Prima di tutto mancano le ferrovie, la rete ferroviaria non è efficiente. Pensiamo solo alla Valsugana: da quanti anni si dice che deve essere potenziata? Ma se noi vediamo anche gli investimenti sull'elettrico, siamo al 14° posto tra le regioni come auto elettriche. Ed è ancora più preoccupante un altro dato: se andiamo a vedere il numero di colonnine presenti nel nostro territorio, siamo al penultimo posto, davanti alla Basilicata. Quello che preoccupa è soprattutto che negli ultimi anni non abbiamo fatto investimenti su questo. Dal 2015 ad oggi la media nazionale è di una crescita del 28,6%, laddove invece il Trentino è cresciuto del 6%: pochissimo, l'1% scarso all'anno. Alla luce di tutto questo ci siamo chiesti cosa potrebbe fare il Trentino per migliorare la viabilità, tenendo conto che forse ci sono delle occasioni da sfruttare. La prima occasione che vale la pena sfruttare è quella delle Olimpiadi del 2026. Utilizzare questo evento per ripensare tutto il sistema della mobilità del nostro territorio potrebbe essere un esercizio utile; magari non riusciremo a fare tutto entro il 2026, ma potremmo iniziare come minimo a dare il via alla progettazione.
Dobbiamo imparare a fare più sistema. Probabilmente quando si parla di viabilità, e quindi anche di grandi opere, non ci dobbiamo fermare al Trentino, dobbiamo guardare forse a tutto il territorio alpino. Partendo anche da questo, come Confindustria abbiamo avviato con Belluno e Bolzano un'analisi delle grandi infrastrutture che connettono i territori. Sapendo che molti collegamenti sono già stati ipotizzati senza trasformarsi in realtà. Dobbiamo probabilmente fare un passaggio successivo: se noi ci mettiamo insieme, e cerchiamo di non soffermarci sui limiti geografici del nostro territorio, riusciremo probabilmente a creare una mobilità sostenibile, efficiente, e in grado di raggiungere i territori confinanti, riducendo al minimo le grande infrastrutture. Se volessimo creare un “ring” per collegare le 3 province non servirebbe creare una grande opera, ma basterebbero delle connessioni tra le vie già esistenti. Nella presentazione che abbiamo fatto, tale progetto l'abbiamo definito“sogno”; nel nostro paese forse la capacità di sognare e di avere delle visioni manca da troppi anni. Spesso ci concentriamo sulle piccole opere, senza guardare al contorno più ampio. Forse è meglio partire invece dal contorno più ampio, cercando di usare delle infrastrutture già esistenti per collegare i diversi territori.