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BITM XXIII - L'intervento di Silvio Barbero

Categoria: Tutela del territorio

Anno: 2022

BITM XXIII - L'intervento di Silvio Barbero

Relatore: Silvio Barbero - Co Fondatore di Slow Food e Vice Presidente Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo

Tag associati: SostenibilitàIdentità


Vorrei far partire il mio ragionamento con un grido di allarme: attenzione, la situazione non è rosea. È molto complicata, molto difficile. Sentite parlare di cambiamenti climatici, ma in realtà siamo nel pieno della crisi climatica che i cambiamenti climatici stanno determinando. Questo è un elemento centrale se si vuole parlare di montagna e di agricoltura. Poi c'è la crisi della nostra agricoltura, il responsabile della CIA sa sicuramente che abbiamo un problema drammatico relativo ai modelli agricoli e alla funzione degli agricoltori. Forse qui in Trentino la crisi si sente un po' meno, forse il sistema cooperativo ha aiutato, ma questa crisi c'è, ed è profonda.

Ho apprezzato moltissimo l'intervento del Presidente delle Acli, il primo dell'incontro a usare il termine “comunità”. Un termine centrale. Tutte le parole indicate da Franceschini sono interessanti, ma non hanno senso se non si ragiona dell'uomo, se non si ragiona dell'uomo non in quanto individuo, ma invece quanto uomo in una comunità.

Le aree montane sono un territorio fragile e difficile. Qualcuno lo ha un po' dimenticato nei processi di sviluppo di queste aree. Ha dimenticato la fragilità e l'ha accentuata, e ha messo da parte le difficoltà; chi mette da parte queste difficoltà dimentica che queste aree sono marginali ed emarginate.

Non c'è soltanto la montagna dello sci o delle passeggiate, ci sono aree emarginate. Fragilità ed elementi di difficoltà sono da un lato degli elementi di penalizzazione, ma dall'altra possono diventare un valore. Che poi va detto che parlare di turismo vuol dire parlare di organizzazione sociale, il turismo è una sua conseguenza. Io per esempio arrivo dalle Langhe, da un territorio che oggi deve iniziare a sgonfiare la sua attrattività. Credo che dobbiamo recuperare una serie di elementi valoriali in termini di riorganizzazione del modello sociale. Bisogna puntare sulla tutela e difesa delle pratiche antiche e manuali. La montagna, se parliamo di cibo, è il luogo dei saperi tradizionali e delle pratiche manuali; perché lì l'uomo ha dovuto confrontarsi con delle difficoltà oggettive. In montagna non si può applicare il modello della produzione intensiva di cibo (modello che sta dietro a una parte della crisi climatica). Quelli montani sono luoghi in cui oggi alberga ancora la biodiversità, luoghi in cui si può esprimere ancora un'unicità del territorio. L'identità di un territorio è importante, ma è ancora più importante che questa sia unica. Pensiamo ai formaggi di malga, diversi in ogni valle. Ma se questo non ce l'hanno in testa le persone che vivono in quelle comunità, è poi difficile riuscire a trasferirlo ai turisti. E questa consapevolezza – che è la parola che preferisco nella lista di Franceschini – in Trentino ancora non c'è.

È necessario lavorare su queste filiere fragili. Non c'è nessuna offerta turistica di qualità di un territorio se quelli che ci vivono non stanno bene, se non c'è una buona qualità della vita. E questo non vuol dire unicamente “denaro”, non si misura tutto con il PIL, si misura anche con il BIL, la bellezza interna lorda. Credo che la consapevolezza sia una parola fondamentale, perché con la consapevolezza si può costruire e aumentare la coerenza (non basta essere mettere 2 pannelli solari per dire di essere sostenibili), coerenza che prima e poi paga; la coerenza comporta che ci sia una formazione continua di tutti gli operatori, che abbia al centro la costruzione di un diverso modello di sviluppo delle comunità locali.

Ogni territorio deve interrogarsi e darsi un obiettivo di stile. Il secondo passo dovrebbe essere quello di sviluppare della formazione diffusa multicategoriale, individuando i momenti formativi per arrivare a una ridefinizione di un disciplinare che definisca la sostenibilità di un territorio. Infine, è necessario che attraverso la formazione si ricrei il concetto di comunità di destino, di una comunità cioè che guardi assieme al proprio futuro e che lo definisca.

Tutti dobbiamo esercitare il senso del limite, per cambiare la società e creare un'offerta di turismo sostenibile che non sia unicamente greenwashing.

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