Il lavoro è una delle questioni che sono rimaste inevase rispetto alla crisi. C'erano già problemi prima prima del Covid, e sono aumentati con la crisi energetica. Ora ci troviamo in una situazione opposta rispetto al passato: le aziende non trovano lavoratori, e i lavoratori comunque hanno ridotto i propri redditi. C'è un problema economico. Il Trentino per esempio rispetto all'Alto Adige o ad altre Regioni non ha un contratto integrativo. Ma non è solo un problema economico: spesso si tratta di lavoratori stagionali che rimangono sul territorio trentino, e che cozzano con il sistema degli affitti trentini, con poche abitazioni disponibili e prezzi altissimi. Oggi c'è qualche tentativo da parte delle aziende di provare a costruire delle case-albergo, delle soluzioni per le abitazioni dei lavoratori e delle loro famiglie.
Quello che ci ha spiazzato negli ultimi 2 anni è l'elevato numero di ragazzi e ragazze che iniziano a lavorare nel comparto del turismo e poi danno le dimissioni. Non perché cambiano azienda o perché cambiano ambiente o luogo, quanto invece per questioni più personali, in termini di vocazione e di esigenze. Oggi come sindacati non abbiamo risposte a queste esigenze. Rispetto al passato oggi i giovani hanno anche dei modi per resistere al di fuori del mondo del lavoro, continuando a studiare, con l'assistenza della famiglia o quant'altro. È importante che seguano la loro vocazione. Rispetto al tempo, rispetto al lavoro la sera o la domenica, si torna alla vocazione: ci deve essere, altrimenti diventa impossibile lavorare nel settore del turismo.