La parola d'ordine è evolvere. Le aree protette sono tipicamente questo. Siamo partiti da una logica contemplativa per l'area protetta, una scatola di vetro piena di norme, attraverso le quali l'uomo doveva in qualche modo rimanere fuori. Poi abbiamo capito, anche grazie alla necessità di una nuova coscienza ecologica, che dobbiamo evolvere nella conservazione attiva. Prima pensando all'uomo come parte della natura, e non è stato un passaggio facile, poiché l'uomo è sempre stato in contrasto con la natura; ma non solo, l'uomo deve fare una serie di pratiche per meglio interpretare i bisogni della natura e sé stesso. Modificare la coscienza dei problemi, perché tutti abbiamo una coscienza ecologica, ma poi i comportamenti sono realmente ecologici? Sono realmente coniugabili con quelli che sono gli elementi di fruizione e di protezione? Questo è il cambio di paradigma che dobbiamo affrontare. Come possiamo farlo? Come il parco può coniugare i diversi territori? Come il parco si può raffrontare a un turismo sostenibile? La risposta è: prima di tutto, non possiamo farne a meno. Le Alpi hanno dei flussi importanti, fanno 60 milioni di turisti, le Aree protette ne fanno 27 milioni con 5,5 miliardi di euro all'anno di indotto, non ci possiamo girare dall'altra parte e dire che per la protezione dell'ambiente non possiamo tenere conto delle esigenze economiche locali.
Dobbiamo ragionare in termini diversi, ovvero avere un forte contatto con le persone, attraverso un punto di contatto che è quello del turismo, dimostrando attraverso delle riflessioni costruttive come le aree protette possono creare servizi al turismo. Noi non siamo delle agenzie turistiche, per cui dobbiamo regalare dei servizi che permettano al turista stesso di evolvere la propria consapevolezza. Quando il turista torna a casa, fuori dall'area protetta, deve mantenere quelle ragioni e quelle attenzioni dei confronti della natura che noi dobbiamo essere stati così bravi a spiegare e a mostrare. Perché l'esigenza delle aree protette era creare dei servizi, mobilità, educazione ambientale, manutenzione del territorio.
Agiamo quindi sull'ambiente e sul territorio per meglio condividerne le esigenze. In questi termini il parco deve essere un museo a cielo aperto, un esempio di buone pratiche che chiunque viene a trovarci si porta a casa. Evolverci verso una nuova filosofia che considera l'area protetta e l'uomo che, all'interno e all'esterno di essa, ha un modus vivendi a favore dell'ambiente