Raccolgo alcuni spunti da chi mi ha preceduto per fare una piccola riflessione. Ho sentito parlare della formazione più come processo che come risultato, e ho sentito parlare anche del lavoro. Racconto allora un piccolo aneddoto personale, che può far riflettere. Un giorno vado a trovare un amico, come me appassionato di fotografia, lui stava leggendo un librone voluminoso di colorimetria, tra l'altro in inglese. Io gli domando allora: “davvero pensi di riuscire a studiare e a capire questo libro?” E lui: “ma lo sai che l'apprendimento è l'unico scopo della mia vita”. Ecco, ho sentito parlare della formazione soprattutto in funzione di quello che può produrre, un risultato di un lavoratore più competente, che possa permettere al turismo di funzionare meglio, di essere più attrattivo. Io prendo spunto da chi invece ha detto che la formazione è prima di tutto un processo della persona. La formazione non è solo un fine che produce una competenza, è anche qualcosa che rende essa stessa felice la persona, e che può permettere al lavoratore di essere più felice. Anche a prescindere dal fatto che la formazione abbia come oggetto la sua professionalità.
E per questo noi, con il nostro ente, offriamo corsi che non sono necessariamente legati alla professionalità perché la formazione, il desiderio di apprendimento, è qualcosa che ci permette di essere più felici come persone e di conseguenza anche come lavoratori, a prescindere dalla nostra competenza specifica, che ovviamente deve sempre esserci. La formazione, come è stato detto prima di me, deve essere vista come processo della persona, prima che come uno strumento che permette di creare un lavoratore e se troviamo più stimoli nella nostra vita anche dopo l'orario di lavoro, abbiamo la possibilità di essere anche dei lavoratori migliori, e di essere dei lavoratori più felici.