Gli spunti di queste quattro giornate sono davvero tanti. Parto dal contributo del presidente di Assoturismo Confesercenti Vittorio Messina, che è sempre stato vicino a questa manifestazione, che ci invita a evolvere ancora, ad accantonare un po' il termine ormai obsoleto di destagionalizzazione, perché è effettivamente superato come concetto, è già passato, perché noi viviamo già un presente che ci fa capire che il fenomeno turistico è cambiato, la società è cambiata, l'economia è cambiata.
È già un dato di fatto, è un presupposto da cui bisogna partire, non possiamo più sostenere un turismo su due stagioni che appartiene ormai al passato. Per motivi di sostenibilità ambientale, di sostenibilità sociale (perché c'è un problema di lavoro) e di sostenibilità economica. Si sposta così l'attenzione dal concetto di destagionalizzazione a quello di quattro stagioni, come rotta da continuare a coltivare. Le quattro stagioni non sono oggi, dal punto di vista turistico, un progetto realizzato: si tratta di un work in progress. A proposito di work in progress, un altro concetto che mi sembra evidente da queste giornate, è che se noi vogliamo realizzare un nuovo turismo, questo deve essere il frutto di un lavoro di squadra, una risposta che il sistema nel suo complesso deve essere in grado di dare. Ed è un altro fattore imprescindibile. Non si può più pensare a un Trentino turistico che pensa e lavora a comparti stagni, come diceva il presidente Oliver, deve per forza essere un ecosistema fatto di soggetti, tutti, nessuno escluso, che lavorano per realizzare questo progetto.
Un altro concetto secondo me fondamentale è quello dell'equilibrio. L'idea delle quattro stagioni, dell'abbassare i picchi tipici delle stagioni turistiche, vuol dire anche trovare vari equilibri nella nostra comunità e nel turismo. L'equilibrio del turismo che è fatto di autunno, inverno, primavera ed estate, e non più solamente di inverno ed estate; l'equilibrio fra la necessità di produttività e di sviluppo ma anche la necessità di preservare l'ambiente; l'equilibrio, uno tra i più difficili, tra tradizione, ovvero la parte positiva che la storia del turismo consegna alla nostra economia e innovazione, che è cambiamento. E per fare cambiamento serve anche del coraggio. Non riusciremo a realizzare fino in fondo un turismo più sostenibile, più efficiente e a quattro stagioni se non capiamo che vanno fatte delle scelte, anche difficili, anche scomode. Se continueremo a fare le stesse cose, continueremo a ottenere gli stessi risultati. Da tempo, forse troppo, ci diciamo che è il momento di cambiare rotta. E tutti, a partire dalle persone presenti in platea a rappresentare le principali istituzioni, devono – dobbiamo – assumersi la responsabilità di forzare questo cambiamento. Altrimenti, del 2024, quando arriveremo alla venticinquesima edizione di questo laboratorio di idee, ci troveremo a parlare degli stessi problemi da risolvere. Da qualche parte è necessario iniziare a lavorare al cambiamento, passando un po' dalle parole a fatti concreti e coerenti, per mettere in campo azioni veramente efficaci.