È sempre un piacere intervenire, ed è stato un piacere ancora maggiore collaborare alla costruzione di questa BITM. ASAT c'è dalla prima edizione, c'è anche quest'anno. Questa volta abbiamo avuto un confronto con Alessandro Franceschini, anche perché individuare temi, argomenti e relatori che poi possono essere portati a fattore comune è esso stesso un fattore di successo non indifferente per la manifestazione.
Nel nostro settore tutto è un simbolo: abbiamo simboli storici, culturali, architettonici. In effetti il MUSE stesso è diventato un forte simbolo attrattivo, che simboleggia diversi aspetti: l'esperienza museale, quella architettonica, l'attrazione turistica. È questa la chiave: il simbolo da solo non genera flussi turistici; per avere questa funzione deve essere strutturato e valorizzato come prodotto turistico, e deve essere messo a sistema.
Per quanto riguarda l'associazione, ASAT ha fatto tanto per dare valore e per generare flussi turistici in relazione ai diversi singoli. Abbiamo realizzato molte attività per valorizzare il patrimonio museale, per quello culturale dei castelli, e anche per le Dolomiti, esse stesse simboli. Per farli diventare fattori che generano flussi turistici c'è bisogno della formazione degli operatori del territorio, in primis gli albergatori, e poi tutti gli stakeholder che devono essere opportunamente formati affinché diventino moltiplicatori di queste esperienze e di queste conoscenze per generare flussi, per mantenerli e per svilupparli ulteriormente.
Un albergo può diventare un simbolo? Negli ultimi anni abbiamo chiesto che dal punto di vista paesaggistico e urbanistico venga consentito un maggiore coraggio nelle ristrutturazioni o nelle costruzioni di strutture ricettive. Ci sono altrove delle strutture ricettive che sono diventate esse stesse un'attrazione: non vado quindi più lì per il territorio, vado per l'esperienza che posso vivere all'interno di quella struttura ricettiva. Esperienza che viene poi sempre abbinata alla comunicazione sui social: è su quello che puntano queste realtà, sulla visibilità, sulla socializzazione. E quindi abbiamo delle realtà collocate in destinazioni che dal punto di vista del paesaggio hanno magari poco da dire, ma che generano dei flussi impressionanti. Il simbolo richiama il concetto di unicità, e l'esperienza per essere memorabile deve essere unica; è proprio questo il binomio che bisogna stressare, per fare diventare il simbolo un'esperienza.
La nostra associazione fa parte dell'Osservatorio del paesaggio, dove abbiamo lavorato molto sul concetto di qualità della committenza. Non più tardi dell'anno scorso, a Ospitality abbiamo fatto un convegno con l'architetto Cestele in cui abbiamo portato delle esperienze di design interno e di soluzioni architettoniche esterne per creare una cultura nella committenza, che sia in grado così di confrontarsi con la parte progettuale. Secondo me manca l'ultimo tassello, un maggior coraggio da parte del Pubblico, all'interno ovviamente di un contesto di norme che devono essere rispettate. L'Osservatorio del paesaggio è un momento di condivisione e contaminazione, tra Pubblico e Privato, tra progettisti e committenza: Lì stiamo facendo un lavoro ottimo. L'anno scorso è stato fatto anche un lavoro sugli alberghi dismessi e sulle prospettive di rifunzionalizzazione di questi immobili; una delle tre alternative è quella della rivalutazione sul mercato. Tutto questo sapendo che ci sono degli immobili che meriterebbero un rilancio, da usare come foresterie dei dipendenti, come nuove strutture ricettive, o magari spostando altrove le volumetrie attraverso i crediti edilizi.