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XXIV BITM - L'intervento di Gianluca Cepollaro

Categoria: Tutela del territorio

Anno: 2023

XXIV BITM - L'intervento di Gianluca Cepollaro

Relatore: Gianluca Cepollaro - TSM - Step - Scuola per il governo del territorio e del paesaggio

Tag associati: SostenibilitàFormazioneInfrastruttureIdentità


Nel 2008 la Provincia Autonoma di Trento ha una grande intuizione, quella di accompagnare il Piano urbanistico con la formazione di una Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio, e poi con la costituzione dell'Osservatorio del paesaggio trentino, e con l'attenzione anche alla costituzione di un Fondo del paesaggio all'interno del Servizio urbanistica. Un'intuizione abbastanza proficua, nel senso che il riconoscimento avuto da questi anni da parte di tutto il sistema di accompagnamento è importante. L'idea è che non bastano le norme, è necessario anche avere consapevolezza e cambiare i comportamenti verso le direzioni auspicate.

La Scuola da subito è stata strutturata con una governance che esprime più punti di vista: c'è un comitato scientifico, espresso dalla Provincia e da altri soggetti, come gli ordini professionali e il consorzio dei Comuni. Al centro c'è il paesaggio, che è sempre meno percezione visiva e sempre più oggetto politico. Se andiamo a leggere la relazione accompagnatoria del PUP 2008, quella che poi dà nelle sue indicazioni anche quella relativa alla Scuola, c'è un'idea di paesaggio che è in evoluzione. Da un lato è ancora il “bel paesaggio” delle cartoline, dall'altro è anche il paesaggio come oggetto politico strettamente connesso alla vivibilità. L'intuizione qui è che il paesaggio è qualcosa che interessa le persone, soprattutto coloro che vivono in montagna, dove c'è un livello di identificazione molto alto. Il fatto che il paesaggio attragga l'interesse delle persone lo rende un connettore di politiche di ordine diverso: culturali, economiche, sociali, ambientali e via discorrendo. Questa intuizione del 2008, ben sviluppata in questi anni, oggi ci consegna anche il compito di riuscire a connettere sempre più paesaggio e idea di vivibilità. Una qualità diffusa di un territorio. Un lavoro che la Scuola fa, funzionale al sostegno delle competenze di chi lavora con il paesaggio; ma anche per la promozione di una cultura diffusa del paesaggio. La scuola ha dei grandi stakeholder, a partire dagli ordini professionali, che da subito hanno mostrato grande sensibilità. Il paesaggio diventa un tema di carattere educativo mediante il quale connettere temi molto diversi, anche qui abbiamo avuto una risposta straordinaria da parte delle scuole e delle nuove generazioni, sempre più capaci di sviluppare conoscenze attorno al costrutto di paesaggio.

La Scuola è diventata una sorta di spazio pubblico nel quale potersi confrontare e misurare. Leggendo la relazione di accompagnamento al PUP, ci sono alcune novità di contesto che oggi appaiono ineludibili in una discussione sulla pianificazione, la prima è quella relativa al cambiamento climatico, madre di tutti i problemi. Non è solo una questione di ordine paesaggistico; a questo si lega anche la capacità di dover gestire risorse limitate. La presidente prima faceva riferimento al consumo di suolo, ma lo stesso vale anche per l'acqua, per la qualità dell'aria, per le foreste. C'è una buona consapevolezza rispetto al doversi interfacciare con i temi climatici, dove mitigazione e adattamento sono senz'altro una parte, ma non esauriscono il tema; consapevolezza che, da sola, non è sufficiente. Siamo consapevoli di cosa comporta il consumo di suolo, registriamo oggi dei miglioramenti, ma sappiamo che non basta ancor.

Il secondo elemento di contesto molto importante riguarda la capacità previsiva del Piano. Si è detto prima che si tratta dell'oggetto di un processo di apprendimento collettivo, un processo all'interno del quale le persone coinvolte dialogano non solo per imparare a fare qualcosa di nuovo, ma anche per creare nuove visioni di futuro; un processo durante il quale si pensa alla direzione da prendere in futuro. Guardando il Piano degli anni Sessanta sorridiamo un po', vedendo aeroporti a Riva del Garda o a Mori. È chiaro che non è tanto quello che dobbiamo guardare, quanto la capacità di quel Piano di attivare delle visioni che hanno poi permesso di tracciare una traiettoria di sviluppo al Trentino. In questo caso la storia di sviluppo del Trentino è una straordinaria storia di apprendimento di una comunità. È chiaro che il valore della previsione che abbiamo avuto in passato, in un regime di incertezza totalmente diverso, oggi non lo abbiamo più. Il che non significa che oggi non bisogna prevedere; significa che dobbiamo avere un rapporto diverso con ciò che siamo in grado di prevedere, anche grazie a capacità di calcolo e proiettive straordinarie.

Si diceva prima che il Piano “non invecchia mai”. In futuro dobbiamo guardare al Piano anche come a uno strumento per comprendere quale innovazione ci può essere a fronte di problemi che si presenteranno in modo rapido. Se penso al comparto turistico, dalla prospettiva del cambiamento, è chiaro che la domanda “che tipo di turismo vogliamo?” è fondamentale; credo che il processo di pianificazione possa lavorare intorno a questa domanda. Credo che nel turismo ci sia un po' bisogno di una svolta educativa, che metta al centro da un lato la conoscenza e l'apprendimento, e dall'altro la capacità di creare dei contesti di partecipazione e di negoziazione, nei quali gli attori possano misurarsi, perché chiamati a prendere scelte diverse, e con lassi di tempo molto più brevi. Credo che sia una sfida che il turismo deve saper cogliere, sia nel rispondere alla domanda, sia nello sviluppare delle condizioni per l'aggiornamento di conoscenze e competenze. In Trentino esistono campi in cui abbiamo conoscenze sedimentate, come il turismo e l'agricoltura, mentre nell'agricoltura siamo stati capaci di costruire una scuola, quella della Fondazione Mach, nel turismo non siamo stati capaci di farlo. Abbiamo tanti operatori che si muovono nel campo della ricerca e della formazione, ma non abbiamo una scuola capace di garantire l'accompagnamento a un sistema che lo necessita.

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