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XXIV BITM - L'intervento di Maurizio Rossini

Categoria: Marketing per il turismo

Anno: 2023

XXIV BITM - L'intervento di Maurizio Rossini

Relatore: Maurizio Rossini - CEO di Trentino Marketing

Tag associati: DestagionalizzazioneSviluppo economicoStatisticheEmergenza sanitariaDigitalizzazione


Com'è la situazione a livello di numeri? Se guardiamo ai numeri siamo ai livelli pre-Covid, se guardiamo ai fatturati siamo ben oltre, anche di un 25%, quindi da questo punto di vista c'è stata una bella reazione, anzi, una bella tenuta da parte delle nostre imprese, perché il passaggio è stato durissimo. Il turismo è stato forse il mondo più colpito, insieme ad alcuni aspetti del mondo culturale e degli spettacoli. C'è stata una grande tenacia da parte degli imprenditori, sostenuti dalle istituzioni, che hanno avuto un ruolo importante nel tenere vive le nostre aziende.

Questo è stato un passaggio decisivo: senza le imprese non si fa turismo, non si fa economia. E poi c'è stata questa voglia di viaggiare, di tornare a vivere con serenità il nostro tempo libero, c'è stato uno slancio verso la vacanza, che ci ha portato a questi ultimi 24 mesi molto importanti. La voglia di spazi aperti, la voglia di natura è molto robusta. L'abbiamo capito immediatamente dopo il Covid, con un'affluenza molto importante, anche di tantissimi giovani che hanno scoperto la montagna proprio nell'estate di due anni fa. Da questo punto di vista non c'è un'esigenza di lavorare in modo robusto sull'attrattività delle stagioni classiche, le quali hanno una loro capacità di autoalimentarsi.

Da un lato grazie ai nostri ospiti più fedeli, che diventano loro stessi cassa di risonanza per altre persone; dall'altro lato abbiamo dei luoghi molto belli, che sanno competere anche a livello internazionale. In questa prospettiva non vedo elementi critici all'orizzonte, se non la necessità di adattarsi a fenomeni che negli ultimi anni abbiamo purtroppo visto. Penso ai costi delle aziende, ai costi energetici, ad alcune tensioni geopolitiche che hanno compromesso taluni mercati. Abbiamo imparato in questi anni a essere molto flessibili e a programmare un po' meno in termini di promozione e di utilizzo di strumenti di marketing, apprendendo invece ad agire anche “sotto data”, modificando anche le azioni, cambiando addirittura anche i mercati di riferimento. Questo ci ha permesso di ottenere degli ottimi risultati.

Non abbiamo più delle tendenze univoche. Sta crescendo per esempio molto l'early booking, quindi la prenotazione anticipata, cosa che un anno o due fa ci sembrava quasi un mondo destinato a morire. In questo momento abbiamo un 20% in più di prenotazioni in casa rispetto allo scorso anno. La lettura è legata a chi ha già deciso la vacanza e vuole essere sicuro di avere il posto giusto in quell'albergo, addirittura la camera che magari conosceva, e che si è già immaginato per la vacanza di Natale o per la vacanza di febbraio. E quindi nello stesso tempo avremo tante persone che decideranno all'ultimo minuto, cercando di capire situazione climatica e condizioni personali, nonché per carpire eventualmente qualche proposta economica più accattivante. Dobbiamo riuscire a gestire questi fenomeni, i nostri operatori hanno imparato a usare questa nuova strumentazione tecnologica, cercando di fare di queste nuove tendenze una nuova opportunità di business. Anche perché abbiamo visto che, gestendo anche i prezzi e le disponibilità nei migliori dei modi, a fine anno abbiamo clienti più soddisfatti, e fatturati in crescita. Questo è più facile vederlo nelle strutture più grandi, che possono dotarsi di figure specializzate; si fa più fatica nelle strutture più piccole o di livello meno prestigioso, dove è più difficile immaginare di avere energie per dotarsi di figure professionali dedicate. Questo è uno dei grandi temi del momento, e dobbiamo affrontarlo per capire come supportare queste strutture.

Guardando i dati degli ultimi 48 mesi si notano infatti un'occupazione e un fatturato in forte crescita nelle strutture 4 o 5 stelle, di dimensioni robuste, e si fatica invece un po' nelle strutture piccole. È un segnale che ci richiede un po' d'impegno. Di questi tempi dobbiamo avere una grande attenzione al settimana per settimana, al mese per mese, e su questo dedicare tanto impegno. Ci sono tanti cambiamenti: si pensi per esempio alla spaccatura sempre più netta tra le famiglie italiane che hanno disponibilità crescenti e quelle che invece faticano ad arrivare alla fine del mese. Non bisogna poi trascurare il fatto che, per assicurare redditività, è necessario rivolgersi a una certa fascia di clientela, inutile far finta di non vedere questo elemento. In ogni caso, un occhio deve essere concentrato sull'immediato, sulla prossima stagione, mentre l'altro occhio deve guardare al futuro. Il nostro turismo è nato e si è sviluppato su una certa stagionalità, ben definita per la montagna da una parte e per il lago dall'altra. Le nostre località si sono organizzate in questo modo, su delle stagionalità ben definite. Oggi capiamo che questo ci ha portato a un benessere altissimo, ma sappiamo che il mondo è cambiato. Bisogna capire se rimanere ancorati a questo turismo sia positivo anche per il futuro, o se cambiare possa risultare interessante.

Sappiamo per esempio che i picchi stagionali stanno diventando un vincolo non solo per l'operatore, ma anche per la vita della comunità, che nel funzionare un po' a fisarmonica non può esprimere il massimo. Il flusso solamente stagionale porta poi ulteriori problemi per trovare figure professionali. Le “altre” stagioni turistiche noi le chiamiamo “Belle stagioni”, quelle che hanno panorami e paesaggi meravigliosi e che sono caratterizzate da una frequentazione più contenuta, permettendo una relazione più profonda tra comunità e ospite. Ecco, lavorare sulle belle stagioni, che per i laghi sono i mesi invernali, laddove invece per le montagne sono la primavera e l'autunno, è un lavorare in prospettiva. Per gli imprenditori, per spalmare investimenti su più mesi all'anno; per i lavoratori, per poter esprimere le proprie capacità e investire la propria creatività in una professione, non intesa come occasione provvisoria di lavoro.

Abbiamo bisogno di vallate vive e vivaci tutto l'anno. Il turismo, da solo, non lo può garantire. È il turismo che va alla ricerca di posti di questo tipo. Io l'ho sempre chiamata la presenza di “biodiversità economica”, ovvero lo sviluppo di altre economie: oggi grazie alle moderne tecnologie è possibile lavorare ovunque. La monocoltura, del resto, non aiuta nessuno.

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