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XXIV BITM - L'intervento di Michele Lanzinger

Categoria: Sfide del turismo montano

Anno: 2023

XXIV BITM - L'intervento di Michele Lanzinger

Relatore: Michele Lanzinger - Direttore del MUSE - Museo delle Scienze di Trento

Tag associati: SostenibilitàDestagionalizzazioneCittà di TrentoOver turism


Personalmente c'è un affetto particolare per la BITM: l'abbiamo vista nascere quando eravamo ancora un museo di città. Guardavamo a questa esperienza in modo molto interessato, provando a capire se potessero esserci delle relazioni che superassero quella – comunque importante – relazione con la nostra comunità cittadina. Ogni anno il metodo di BITM è quello di stimolare, misurare (anche grazie alle relazioni dell'anno precedente), ascoltare, pensare, proporre e poi agire, perché siamo in un contesto di operatori. La BITM da questo punto di vista è un laboratorio interessante, e fate benissimo a coinvolgere i ragazzi, così loro possono entrare fin da subito in questa dimensione.

Il tema della stagionalità fa emergere quest'anno in modo chiarissimo una di quelle relazioni fondamentali del pensiero ambientalista. Siamo sicuramente nella dimensione “think global, act local”. Globale è la logica del climate change. E quando si parla di turismo e innovazione, sempre in onore del contesto in cui ci troviamo, si potrebbe forse usare la parola “adattamento”, un po' più darwiniano, indicando cioè l'innovazione attraverso dei problemi di adattamento. La rilettura, per esempio, delle 4 stagioni, è un metodo adattivo rispetto ai contesti globali, che si esprimono però in cose molto locali. Penso ai cambiamenti meteorologici, alla durata della neve al suolo. Dov'è il break even point tra i sistemi per l'innevamento programmato e le risorse per il turismo? Dobbiamo discutere su questo, esistono già delle metriche da cui partire.

Ragionare sui diversi modi per reinventare le modalità attraverso cui frequentare i nostri territori ha a che fare anche con un ragionamento sugli atteggiamenti e sulle profilature. Non è sicuramente compito mio entrare nel merito di questi aspetti, ma vorrei anticipare l'assassino finale di questo “giallo”: siamo tutti consapevoli della necessità di superare gli spazi destinati al turismo come delle “enclavi”. Su questo siamo ormai tutti d'accordo. Questi spazi devono uscire dal concetto della “destinazione”, e devono essere intensificati i sistemi di relazione con il territorio. E il coinvolgimento dei territori deve essere associato a un sistema di relazione con una platea sempre più ampia di soggetti, che partecipano alla costruzione dello sviluppo locale.

Voglio ora fare un gioco. Perché la gente viene al museo? A parte peculiari casi di “deportazione”, solitamente si va al museo per una ricerca di omeostasi, la dimensione fisica che noi chiamiamo benessere, in quanto Sapiens. Si va al museo perché ci si sente migliori, perché ne deriva una soddisfazione sia personale che sociale. E poi c'è anche una dimensione di esplorazione. Che differenza c'è tra l'esperienza di andare al museo e quella di frequentare i nostri territori di montagna? Di fatto c'è un'affinità molto forte tra i concetti di benessere della frequentazione turistica e delle frequentazioni culturali.

Non si tratta più di vendere, non si tratta più di insegnare. Quando parliamo di momenti educativi nel museo, durante i quali le persone si appropriano di un'esperienza culturale, intendiamo un'esperienza di co-creazione. Allo stesso modo non possiamo dimenticarci del ruolo dell'interpretazione fatta dai turisti nel contesto che noi andiamo a creare. Ma in questo c'è anche un momento di conoscenza: interpretiamo solamente se abbiamo gli agganci necessari. Sappiamo infatti interpretare il bello perché abbiamo degli strumenti appositi; apprezziamo una roccia bianca perché sappiamo che un tempo era una scogliera, perché lì un tempo passeggiavano i dinosauri, e via dicendo. Si possono raccontare tantissime storie, e sono queste storie che danno il piacere della scoperta; tutto questo è una co-creazione. Dunque, per evitare l'over tourism, abbiamo bisogno della partecipazione, di evitare le enclavi e di estendere. Con musei, musei locali, ecomusei, reti delle riserve, insieme al terzo settore e al volontariato locale: tutto aiuta a costruire dei meccanismi di interpretazione a disposizione del turismo a quattro stagioni. Ci dobbiamo muovere verso un territorio che si interpreta e che si fa interpretare: come diceva Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo, e noi dobbiamo aiutare questa bellezza a essere interpretata.

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