Cerca interventi

Mostra tutti

Condividi

XXIV BITM - L'intervento di Tommaso Martini

Categoria: Tutela del territorio

Anno: 2023

XXIV BITM - L'intervento di Tommaso Martini

Relatore: Tommaso Martini - Rappresentante del Touring Club Italiano in Trentino

Tag associati: SostenibilitàResidentiIdentità


Quando mi avete presentato il tema di questo confronto ho pensato a come il tema dei simboli potesse essere letto in chiave positiva, in un dibattito che presenta comunque molte criticità. I paesi senz'anima, le città senza abitanti, il Chiantishire a disposizione del ricco turista, le montagne come playground d'Europa.

Pensando appunto a un valore esclusivamente positivo che si può legare ai simboli, mi è venuto in mente un incontro che ho avuto quest'anno con un imprenditore del settore dell'accoglienza e dell'agricoltura, in una delle più ricche valli trentine. Imprenditore che mi ha detto una cosa sia forte che banale: “noi abbiamo capito che l'unico modo per rendere sostenibile e durabile nel tempo l'azione della nostra famiglia è quello di lavorare come se le Dolomiti non esistessero”. Loro si trovano ai piedi delle Dolomiti, che come si ricordava prima sono tra i simboli più potenti del Trentino, e hanno deciso di non affidarsi a loro per far arrivare i turisti. Così da evitare che la presenza di un simbolo importante faccia sparire la comunità: siamo noi, abitanti delle valli, a sapere che il simbolo non va sfruttato; dobbiamo invece continuare a costruirci intorno. Anche per non rischiare che tutti i servizi siano trasformati a uso e consumo dei turisti, dimenticando la comunità residente. Quando scompare la socialità di un luogo, quel luogo diventa una periferia, un dormitorio. Mantenere viva la vivacità culturale e associativa della valle è importante, così che il turista possa trovare tutto vivo al di sotto del simbolo attrattivo delle Dolomiti.

Questi possono essere dei simboli davvero potenti, che al giorno d'oggi possono realmente essere cercati dal turista. Innanzitutto, perché non si inseriscono nella tradizione o nella nostalgia del passato; sono anzi avanguardia di modernità, perché parlano dei temi più moderni, sono dei laboratori di futuro, luoghi in cui i valori dell'oggi sono esplorati, luoghi in cui si ragiona sulle sfide del futuro, la transizione ecologica, il fare di più con meno, il senso del limite. Tutti valori che sono talmente moderni da essere quasi proiettati nel futuro e che afferiscono a questi simboli che troviamo nelle nostre valli.

Questo fa scaturire un'altra riflessione: un altro dei temi che va di moda è quello della resilienza. La montagna per fortuna è tutto fuorché resiliente. La montagna è fragile, che è l'esatto contrario. Questo ci insegna che il valore di questi luoghi è legato alla caparbietà, non all'adattarsi al cambiamento, ma alla guida del cambiamento stesso. Quando questo può essere un simbolo attrattivo turistico? Quando va a colpire una ricerca di identità e di valori, attualissimi e futuri, che possono muovere le persone, e che si concretizzano in giacimenti e patrimoni materiali e immateriali. Pensiamo per esempio al caseificio Turnario di Pejo, un luogo che è in difficoltà, che rischia di scomparire tra pochi mesi, e che ha un simbolismo fondamentale che ci parla della storia di quella valle, dello spirito cooperativo, della capacità montana di inventarsi delle vie di sopravvivenza. E ce lo racconta attraverso qualcosa che si può vedere e assaggiare. Un posto del genere può essere un simbolo e un'attrattiva turistica importante. Mi vengono in mente gli studi fatti sulle relazioni tra turismo e pellegrinaggio, con quei movimenti che diventano quasi delle attività obbligatorie per riconnettersi con un territorio. Questi simboli delle nostre montagne possono stimolare un “pellegrinaggio rituale” per chi cerca un rapporto con i valori della montagna, e con i valori del futuro. Si parla poi di un turismo di qualità. Le sensibilità che possono essere stimolate da questi argomenti attivano un turismo di qualità, che per il Touring non può essere comparato al turismo altospendente. Il turismo di qualità deve essere popolare, altrimenti non è di qualità, è qualcos'altro, è il turismo dei nobili che un tempo viaggiavano per l'Europa. Allo stesso modo in cui la cultura montana ci ha insegnato a conservare i territori senza dissiparli, il turista in questo senso gode della visita di questi luoghi senza però consumarli.

Voglio sottolineare un ultimo aspetto. Il turismo deve essere piacere, non si fa il turista per rispondere all'esigenza della transizione ecologica. Un turista deve partire per divertimento, per svago, per riempire il tempo liberato in un anno di lavoro, anno in cui si sono raccolte le risorse anche per viaggiare: in che senso queste due cose vanno a convergere? Mi viene in mente il famoso passo dell'introduzione all'Anti-Edipo, in cui si dice che le rivoluzioni si fanno solo con la gioia, con la felicità, non si fanno con il magone, deve esserci la spinta del desiderio. Il turista si muove spinto dal desiderio che le montagne continuino a esistere, che le comunità montane continuino a esserci, così come i loro prodotti. Un ritorno al piacere che è proprio del turismo, legato però a una chiave volta a un futuro in cui questi luoghi diventano simboli, a un futuro che ha bisogno di fare di più con meno. Negli ultimi mesi porto sempre con me il libro “La fraternità, perché? Resistere alla crudeltà del mondo” di Edgar Morin, che ci ispira a pensare a questi luoghi come a oasi di fraternità, a delle retroguardie di umanità in un mondo imbestialito. Simboli più culturali che materiali, che poi però producono anche una cultura materiale importante.

Articoli che potrebbero interessarti

Sfide del turismo montano

XXII BITM - L'intervento di Alessandro Ceschi

.

Relatore/i: Alessandro Ceschi - Direttore della Federazione Trentina della Cooperazione Leggi articolo

Agriturismo

XXII BITM - L'intervento di Andrea Merz

.

Relatore/i: Andrea Merz - Direttore del Consorzio dei Caseifici sociali del Trentino Leggi articolo

Agriturismo

XXII BITM - L'intervento di Paolo Calovi, Presidente CIA

.

Relatore/i: Paolo Calovi - Presidente della CIA - Agricoltori Italiani del Trentino Leggi articolo