Da molto tempo i confini tra un settore economico e l’altro sono diventati labili. C’è una consapevolezza degli imprenditori, delle associazioni di categoria e della Camera di Commercio di un’interazione molto stretta. Il mondo artigiano appartiene al manifatturiero, ma lavora alla realizzazione e alla manutenzione delle strutture, e ha un continuo coinvolgimento con il mondo dell’accoglienza. L’agricoltura fornisce prodotti, salvaguarda il territorio, lo rende attraente, curando un paesaggio antropizzato di alcune zone del Trentino, attività diventata ormai imprescindibile. Per quando riguarda il commercio è evidente che parte dell’esperienza dell’accoglienza consiste nel di girare, vedere i prodotti, interagendo con le realtà commerciali. È evidente che in molte località una qualità e una varietà di servizi commerciali c’è solo per via della presenza turistica, specialmente in località che in certi momenti dell’anno conoscono un’esplosione delle presenze. Il turismo non va valutato dunque guardando solo ai fatturati degli albergatori, ma anche guardando a tutto quello che vi gira intorno: è un motore di grandissima importanza. In questo senso il turismo, in un mondo di interazioni, è particolarmente trasversale.
Quanto a buone pratiche da valorizzare, direi che sicuramente dobbiamo concentrarci prima di tutto sulla consapevolezza, sulla solidarietà e sulla comunicazione dei valori del territorio, nonché sull’innovazione tecnologica. Tra le prime attività nel supporto dell’evoluzione digitale che la Camera di Commercio ha affrontato c’è stato un progetto di digital tourism, che prevedeva un supporto agli alberghi per valutare l’adeguatezza della loro presenza in rete.
E poi è bene investire sulla formazione, bisogna valorizzare il territorio a tutto tondo. Abbiamo una grande fortuna: il territorio non è indistinto, qui ci sono diverse forme di format di vacanza. Se per esempio al mare la differenza tra le spiagge in molti casi non è molto percepibile, da noi le differenze sono fortissime: laghi, montagne, città d’arte, agricoltura e prodotti distintivi. È fondamentale la solidarietà tra attori, ma anche la formazione. Avere delle eccellenze e non saperle presentare, non conoscerle, vuol dire perdere forza come sistema, ma anche perdere quella capacità di offrire un’esperienza importante ai turisti, fattore di rinomanza e di ritorno. Il turismo esperienziale vede delle persone che vengono per conoscere prodotti ed esperienze culturali, per riposare, per stare bene, il tutto con un alto tasso di ritorno. Il presupposto è garantirgli questa esperienza. Noi, come Accademia d’Impresa, facciamo formazione per presentare al meglio i prodotti e il territorio.
Il fatto di inserire la parola turismo nel nome della Camera di Commercio è nato da uno stimolo delle Camere di Trento e di Bolzano alla Regione, che è titolare delle competenze legislative relative ai nostri enti. Abbiamo momenti importanti di incontro con Bolzano e anche a livello di Euregio, fino alla Baviera: tra i temi che affrontiamo sempre c’è proprio quello del turismo, un tema di grandissima rilevanza anche perché è nella nostra natura. Abbiamo territori attrattivi, in cui ci deve essere spazio per una manifattura di qualità, non invasiva e sensibile.
Le attività economiche hanno bisogno sempre di più di presentarsi come espressione di valore del territorio. Il turismo, che è il maggior momento di accoglienza e attrazione per persone che vengono da altri ambiti, concorre in modo importante in questo. Prima si sono citate le varie sfide epocali: la sostenibilità non è solo una necessità per darci una prospettiva di futuro migliore, diventa anche qualcosa che dobbiamo essere in grado di perseguire per essere concorrenziali. Ormai è diventato un biglietto da visita. Il turismo che riusciamo a esprimere dà il senso di un territorio con dei valori, che nascono da una tradizione che si rinnova nel tempo.
Quindi no, non avevamo bisogno di allungare ulteriormente il nostro logo: inserire anche la parola “turismo” nel nome della Camera di Commercio è stato dettato dalla necessità di riconoscere l’importanza di questo settore economico.