Nei momenti di cambiamento l’opportunità di fare una scelta coraggiosa deve essere intesa come uno strumento prezioso. In questo momento anche il turismo è di fronte a un bivio. Abbiamo la fortuna di avere un territorio variegato, che si distingue per territori montani e lacustri, ma anche per storia e per cultura. È un insieme di situazioni che ci dà l’opportunità di avere una fucina di emozioni da far vivere ai nostri turisti. È logico che lì dobbiamo distinguerci e che dobbiamo abbandonare il tema di un turismo dozzinale.
È un ragionamento che faccio sempre anche quando mi rivolgo alla categoria che rappresento. Dobbiamo puntare a una crescita a livello qualitativo. Dobbiamo saperci distinguere rispetto a tanti altri che hanno ambiti similari, ma non così curati e valorizzati: abbiamo il dovere di lasciare il dozzinale e di imparare ad amare di più il nostro territorio. Dobbiamo capire le nostre diversità e valorizzarle.
Forse vado un po’ fuori tema: sono forse tra i pochi tra i presenti che non acquista su Amazon, forse anche per pigrizia, per l’incapacità di andare oltre. Ma poi ci lamentiamo che non c’è più la bottega di paese, senza renderci conto del valore di quell’elemento, senza pensare che quella bottega è di mio padre, di mio zio, di qualcuno che poi non riesce ad arrivare alla fine del mese. Ed è lì che ci dobbiamo rendere conto che dobbiamo imparare a valorizzare il territorio, ad aiutarlo a crescere, e che dobbiamo sopportare le problematiche legate al turismo, legate a chi desidera conoscere il nostro territorio.
Dobbiamo andare oltre il personalismo della convinzione che il turismo sia un valore aggiunto solo per chi ha un albergo: è una ricchezza per tutti, per la bottega di paese, per l’artigiano, per l’industria, porta Pil. E fa bene anche al nostro peculiare carattere, un po’ chiuso, che magari cozza anche un po’ con chi viene da fuori.