Sono un destination manager: in Alto Adige e in Trentino il concetto di destinazione è molto comune, da tante altre parti è invece assente. È importante il fatto di avere dei destination manager, che permettono di gestire il turismo evitando il caos che talvolta c’è in altre parti del mondo. Sono gardenese, lavoro in una località in cui chi non prende sul serio la sostenibilità non prende in considerazione una lunga lista di valori importanti e basici. Valori che i giovani sentono anche più di noi, e per questo penso che i giovani siano qui anche per verificare che facciamo la cosa giusta, e non semplicemente quella conveniente.
Noi siamo stati la prima destinazione dell’Alto Adige a essere certificata GSCT, una certificazione che è stata conferma di quello che siamo. Quando sono arrivato a San Vigilio ho notato che i valori c’erano: quelli dell’amicizia, della famiglia, della natura. Valori che dovevamo proteggere dall’eccessivo turismo. Nel 2018 qualcuno ha portato sul mio tavolo un foglio in cui si portava la notizia della Valsugana, che si era certificata come GSCT: il foglio è rimasto sulla scrivania per due anni. In quella certificazione ho visto una ‘cupola’ capace di proteggere il territorio da uno sviluppo sbagliato. Quindi nel 2020 sono andato a pescare un giovane laureando di Trento, che è stato subito assegnato alla gestione delle pratiche per ottenere questa certificazione GSCT. Potete essere fieri di avere a Trento questa università di Management e sostenibilità, che sta sfornando dei potenziali Destination Manager per tutta l’Italia. A questo proposito, non so se qualcuno in sala conosce “DestinAction” una rete di neolaureati in cui la passione e la conoscenza costituiscono il denominatore comune di un gruppo vulcanico.
I giovani che escono dalle università di Trento vengono spesso sottovalutati, perché il concetto di destinazione in Italia non è ancora molto conosciuto. Per questo noi di San Vigilio siamo andati in giro per l’Italia, in Calabria, in Puglia, a Siena, e abbiamo fatto vedere che “sti montanari” non fanno tutto sbagliato. Tutti erano sorpresi della consapevolezza con cui affrontiamo lo sviluppo del turismo. Da noi è stato uno sviluppo naturale, lento, nell’arco di trent’anni, partendo dalle nostre risorse naturali e dal nostro rapporto con i cittadini. Il 95% delle persone da noi è legato direttamente o indirettamente al turismo. La nostra responsabilità per mantenere l’equilibrio tra società e turismo è molto alta; e questo ricade in parte anche su di me e sulla cooperativa, su chi collabora in un network molto grande con i Comuni, con le associazioni culturali, con le realtà sportive. Siamo al centro, e abbiamo deciso di certificarci. Questo non vuol dire che siamo i migliori: vuol dire solo che abbiamo deciso di adottare un sistema di gestione che aiuta a fare delle valutazioni, delle scelte e anche delle rinunce, consapevoli che anche queste ultime sono molto importanti nel turismo per fare sì che il nostro sviluppo sia sostenibile. Da noi il problema più grande - considerando che buona parte del territorio è già sottoposta a tutela – riguarda le comunità, a partire dalla difficoltà di trovare degli appartamenti.
Parliamo spesso di best practice, e tendiamo invece a nascondere sotto il tappeto i problemi, ma bisogna affrontarli, anche in eventi come questo, per spiegarli alla popolazione.