Accetto sempre volentieri questo invito. Mi è piaciuta l’introduzione: la Borsa del Turismo Montano di tutto il Paese. Vengo da un periodo in cui sto girando molto, le infrastrutture – di cui si parlava prima – rappresentano un grande problema. Qui a Trento sono arrivata con grande facilità, l’avevo detto anche lo scorso anno. Giusto venerdì scorso ero invece in Sicilia, e lì i colleghi per muoversi e per arrivare a Palermo dai differenti angoli dell’isola hanno impiegato diverse ore. Dobbiamo forse dare un premio ai turisti che ci scelgono?
Questo è un tema per l’economia turistica del Paese. È da tanto tempo che ci portiamo dietro il tema infrastrutturale, dobbiamo affrontarlo, tutti insieme dobbiamo pretendere che venga affrontato. E se anche in un posto specifico questo problema non c’è, ci portiamo dietro il problema di altri luoghi, e fa male a un’economia come quella turistica che è importante per il Paese intero, per quello che può portare, per il PIL.
Abbiamo visto i dati di quest’anno, che hanno dimostrato che il nostro turismo ha retto benissimo, che ha fatto bene per la nostra economia in un anno difficile. È stato un turismo trainato dagli stranieri, perché le famiglie italiane hanno qualche difficoltà a sbarcare il lunario, e quindi si sono mosse meno. Ma ripeto, il turismo ha fatto bene al PIL del Paese. È un’economia che va sorvegliata, non si può riposare sugli allori, nemmeno dove le cose funzionano bene, come succede qui.
Anch’io mi associo a quanti mi hanno preceduta per fare i complimenti ai colleghi del Trentino, che hanno avuto quest’intuizione 25 anni fa e che continuano a portarla avanti con convinzione. Non a caso parlavo del turismo montano del Paese Italia: questo evento ha tutta la dignità di salire di livello. Mi piace il luogo in cui facciamo questo evento, in un museo, perché viviamo in un Paese pieno di cultura: dobbiamo viverla, farla conoscerla, e valorizzarla, riconoscendole il ruolo che ha. E mi piace il coinvolgimento delle scuole. Abbiamo dei ragazzi che saranno la salvezza del domani, coloro i quali decideranno e svilupperanno, e che devono studiare quello che abbiamo fatto, individuare i nostri errori. Noi abbiamo fatto tanta fatica, ne stiamo ancora parlando, a livello di inclusione, di lavorare insieme. Qui c’è l’esempio di un Apt che ha fatto un grande sforzo per unire le forze del territorio: ma è ovvio che, se si uniscono le forze, si avvicinano gli obiettivi, si evitano le conflittualità – sapendo che queste fanno male a tutti, anche a chi vince.
È una vita che si parla di temi che finalmente sono condivisi da tutti. Da quant’è che parliamo di turismo sostenibile? Non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale. E siamo arrivati anche a parlare di overtourism, un turismo sviluppato facendolo passare sopra alla testa dei residenti, che si sentono così spesso usurpati da frotte di turisti che consumano un territorio e non lo rispettano. C’è un problema. Affrontiamolo, ma non dicendo che “il turismo non va bene”. Qualsiasi processo va governato. Dobbiamo governare i processi, governare il cambiamento, viverlo, cercando di migliorarlo. E torno quindi al bisogno di lavorare insieme, senza pensare di essere l’ombelico al mondo.
Ho parlato poco di numeri, che sono temi fondamentali. Nel 2023 il turismo montano è aumentato del 7% rispetto all’anno precedente, ancor di più sta aumentando nel 2024. Abbiamo però un competitor, che ancora non è venuto fuori: l’online, un competitor forte perché non gioca con le nostre regole, segue regole diverse. Sembra impossibile, ma va a ripercuotersi anche sul turismo. Si deve, infatti, affrontare tutto il discorso delle prenotazioni online, delle case vacanza, di tutto quello che viene messo sulle piattaforme, di processi che andrebbero gestiti a monte. Con le prenotazioni online, che scavalcano le strutture preposte, non si può sapere chi viene, e quindi hai una gestione non governata dell’utilizzo del territorio.
Il turismo non è fatto solo da alberghi, ristoranti, musei, è fatto anche dalle attività commerciali che sono su strada e ci consegnano il prodotto tipico.
Queste attività stanno sparendo, perché hanno quello stesso competitor, che non gioca con le stesse regole, che paga le tasse altrove, con le nostre imprese che pagano le tasse come se fossero delle grandi multinazionali, mentre i grandi player che sono multinazionali, non si capisce bene dove vadano a pagare le imposte. Consumano il territorio ma portano altrove i propri guadagni. Questo fa male al turismo, questo fa male al territorio, fa male a tutti.
Se tutti pagassimo le tasse allo stesso livello, avremmo migliori servizi, non staremmo qui a parlare di problemi relativi alle infrastrutture, alla sanità, alla scuola. Mancano sempre i soldi, abbiamo un debito altissimo: ma se non andiamo a prenderli dove ci sono, cosa possiamo fare? Ci sentiamo dire sempre che è un problema di geopolitica. Ma in quanto tale va affrontato, rimboccandosi le maniche.