Credo che la BITM sia un luogo di pensiero non così frequente nella nostra comunità trentina: lo scambio di idee magari avviene, ma questa intensità e questa profondità credo siano dei valori, ed è certamente un bene raccogliere anno dopo anno gli interventi in un volume per capire qual è il livello di elaborazione che poi si riesce effettivamente a trarre.
Oggi, ancora una volta, sento il tema della comunità come trasversale. E questo mi accade sempre più spesso. Soprattutto chi ha responsabilità a livello di imprenditoria o di rappresentanza si è ormai reso conto molto bene di come le interconnessioni siano essenziali. È infatti impensabile fare qualsiasi iniziativa senza che questa impatti in più direzioni. Ma questa consapevolezza non è sufficiente.
C’è una consapevolezza rispetto al concetto del limite, e oggi se n’è parlato bene; abbiamo capito tutti come questo territorio abbia delle caratteristiche tali per cui uno sviluppo senza rispetto del limite è insensato. C’è allo stesso tempo un concetto di limite nella possibilità di portare persone a fruire il nostro territorio. Ma non c’è una normativa che sta ponendo dei limiti seri all’infrastrutturazione e al consumo di suolo, questioni che sono assolutamente urgenti anche nella nostra provincia.
C’è allo stesso tempo una richiesta di manodopera – la chiamo così, ma sappiamo che riguarda tutti i livelli, tutti lavori, tutte le categorie. Sappiamo che è un problema che riguarda tutto l’Occidente, laddove invece in altre parti del mondo i lavoratori ci sono. Eppure, sull’inclusione, sui processi di formazione a distanza, se togliamo alcune iniziative singole e meritevoli da parte di alcune imprese, non c’è una sufficiente consapevolezza della necessità di creare un percorso per il futuro da parte della classe politica.
Abbiamo dati sull’economia del Trentino che mostrano degli elementi di successo, una crescita economica, pur registrando una perdita del potere di acquisto delle famiglie che arriva a toccare il 16%; questo elemento è assolutamente distonico rispetto a quella che dovrebbe essere una crescita che influenza l’intera collettività.
Io, che rappresento un’associazione di cittadini e che avverto nelle rappresentanze economiche la condivisione di queste criticità, non posso che dichiarare che, allora, mi manca l’ultimo passaggio: perché la politica non si fa carico di queste istanze condivise? Ritengo che questo sia l’elemento principale, sapendo quanto è stato detto qui, in questo luogo che raduna il pensiero collettivo della Provincia. C’è davvero l’urgenza di trasformare queste riflessioni in realtà.
Non credo manchi l’elaborazione su questo pensiero: manca invece un po’ di coraggio nell’avere una visione collettiva e non concentrata solo sul particolare, lì dove si perde di vista lo scenario generale di cui tutti abbiamo parlato. Auspico quindi un cambiamento di paradigma generale.