Il tema dell’inclusività nel tema della frequentazione della montagna si lega per noi al tema più ampio della Convenzione del Patrimonio Mondiale. Siamo qui perché il sito Unesco è parte integrante del territorio e del turismo di montagna: la Convenzione, oltre a impegnarci a un rispetto e a una sostenibilità della frequentazione, ci impone (parola brutta ma esatta) anche un obbligo di attenzione a una cornice valoriale.
Essere un sito Unesco vuol dire essere un faro, un elemento in cui tutto il mondo si identifica. Unesco è educazione, scienza e cultura, è legato alla pace nel mondo; non è un marchio turistico, ma è uno stimolo, affinché questi luoghi identificativi per la comunità intera siano anche dei luoghi di crescita culturale. La Convenzione non vuole che il turismo venga limitato, vuole che questi luoghi vengano conosciuti, ma all’interno di una cornice valoriale, in equilibrio con la comunità locale.
E qui si inserisce anche il tema dell’inclusività: questo ci impone un impegno per far capire che la montagna non può essere solo un luogo per pochi. Non significa sbarrierare la montagna, significa invece avere un’attenzione culturale a varie forme di inclusività. La Fondazione nel suo piccolo in questo senso fa alcune iniziative, ovvero mappare i luoghi raggiungibili e farli conoscere a persone che hanno difficoltà motorie; favoriamo l’accompagnamento in montagna, anche attraverso la crescita di mediatori che possono supportare le persone che vogliono fare esperienza di Patrimonio Mondiale in varie forme; ci impegniamo nel trasmettere l’identificazione e la conoscenza del Patrimonio anche a chi ha difficoltà cognitive o di varia natura.
Non entro nel dettaglio dei diversi progetti. Abbiamo però individuato la necessità di fare rete con tutti gli attori territoriali. Questo non vale ovviamente solo per il tema dell’inclusività, vale per tutte le tematiche di questa cornice valoriale. Penso alle associazioni che ci aiutano a capire i bisogni di chi si sposta avendo delle necessità speciali, ma anche alle associazioni di categoria che ci aiutano a comprendere come fare mediazione per intercettare i bisogni del pubblico. Ma significa innanzitutto “crescita culturale”: per l’Unesco il turismo è un’opportunità di crescita, sia per chi ospita, che ha l’impegno di tramandare questi luoghi, sia per chi arriva, che può avere momenti di scambio positivo.
Dobbiamo sempre tenere presente che il sito delle Dolomiti è naturale, non è un ambito che si può progettare, è invece un ambito davanti al quale chiunque si deve adattare. È il visitatore che si deve adattare alla montagna, non viceversa. Su questo è fondamentale informare i visitatori, perché sì, la montagna ci spaventa meno che in passato, ma forse ci spaventa troppo poco. Abbiamo forse perso la consapevolezza della sua specificità, della sua naturalità. Penso che sia molto importante, in una prospettiva futura, non “l’addomesticamento” della montagna, quanto dare informazioni a chiunque.
Tutte le persone che si affiancano alla montagna devono avvicinarsi progressivamente, tutti devono apprendere delle tecniche, avvicinandosi a questi luoghi con gradualità. Il tema dell’apprendimento e dell’accompagnamento è generale, deve caratterizzare un’esperienza universale.