Complice anche la pandemia, l’approccio al mettere insieme la conciliazione vita-lavoro, e quindi al fare attenzione anche al tema della propria vita privata, è diventato primario anche per le giovani generazioni. Il fatto di rinunciare a momenti dedicati per esempio alla socializzazione, cosa che spesso comporta un lavoro nel turismo, è una delle questioni sempre più al centro delle valutazioni che i giovani fanno quando si approcciano a questo mondo. Si pensa, cioè, alla propria carriera senza riflettere unicamente al solo fronte economico: si pensa alla qualità del lavoro, come anche al fatto di veder riconoscere le proprie competenze.
Sul tema retribuzione è emerso con chiarezza che la Provincia di Trento è una di quelle in cui le retribuzioni sono più basse a livello italiano, soprattutto per quanto riguarda giovani e donne. Nel turismo il problema aumenta ulteriormente, per via della stagionalità, che crea rapporti di lavoro discontinui, con minor retribuzione.
Sullo sfondo c’è poi una questione che difficilmente viene affrontata, ma che è in realtà è un elemento determinante, ovvero l’andamento demografico. Con l’inverno demografico abbiamo sempre meno giovani, e questo determina anche una carenza numerica del personale, che non è quindi legata unicamente a delle scelte individuali.
Affrontare tutti questi aspetti contemporaneamente non è semplice, ma se non lo facciamo non possiamo incentivare in alcun modo i giovani a entrare nel mondo del turismo.
È un sistema che va ripensato e rivisto: un tema trasversale nel mondo del lavoro è per esempio la formazione di giovani che vanno a lavorare all’estero. Ormai il saldo tra giovani laureati che abbandonano il nostro territorio trentino e quelli che ci vengono perché lo vedono come attrattivo è sempre più negativo. I giovani vanno altrove perché trovano dei sistemi diversi, che si fanno carico della professionalità, in termini retributivi e non solo, con un percorso professionale, con la valorizzazione delle competenze, e così via. Questo sapendo inoltre che per esempio in Germania si lavora in media meno ore, con un’attenzione mediamente più alta alla qualità della vita.
Da un punto di vista del territorio, le risorse che la politica può destinare al sistema del lavoro in generale dovrebbero essere maggiormente investite in un miglioramento della qualità del lavoro in termini generali. In Provincia di Trento abbiamo degli strumenti che sono dimenticati, come per esempio il Fondo di solidarietà, presso l’Inps, gestito con i soldi delle imprese e dei lavoratori; con questo si potrebbe agire prolungando la Naspi, oppure si potrebbe agire sulla formazione, pagando all’impresa il costo del lavoro del lavoratore messo in formazione; cosa che potrebbe essere pensata anche nel momento del “buco” stagionale. Il lavoratore così facendo si sentirebbe inserito all’interno di un sistema, che riconosce le sue competenze e le sue necessità.