Il turismo montano è nato alla fine del Diciottesimo Secolo, con l’alpinismo, come sfida dell’uomo alla natura. Adesso la sfida è nuova: fare turismo salvaguardando la natura. Tra i trend del turismo di oggi c’è una sensibilità crescente al tema della sostenibilità, con il 50% delle persone che è disposto a pagare di più per accedere a delle strutture sostenibili. È un turismo che sta diventando rigenerativo, chi organizza turismo è sempre più attento a riqualificare l’ambiente, non solo a sfruttarlo. C’è anche, da parte del turista, sempre più bisogno di esperienze a contatto diretto con la natura; di un turismo basato di più sulle comunità locali, sull’imprenditoria locale. E ancora, il turista vuol sempre più usare dei mezzi di spostamento green, come treni e biciclette. Da ultimo, e mi ricollego al tema della transizione che tratterò per sommi capi, cerca alloggi sempre più sostenibili, a livello energetico e non solo. Pensiamo al risparmio idrico, al riutilizzo di materiali e via dicendo.
In queste ore a Baku si sta tenendo la Cop 29, in cui si sta cercando di trovare degli accordi per arrivare all’obiettivo della neutralità climatica al 2050. Temi molto complessi, che coinvolgono anche la finanza climatica, con dei Paesi in via di Sviluppo che stanno chiedendo 1.300 miliardi agli altri Paesi per fare gli interventi necessari.
In Italia l’andamento della domanda di energia elettrica dalla metà Novecento a oggi è stato lineare e in continua crescita, per poi iniziare a stagnare a partire dal 2007. Oggi il sistema consuma 300 miliardi di Kw: se fossimo andati avanti con il precedente trend, ne consumerebbe 400.
Ma qual è il contributo delle fonti rinnovabili per soddisfare quel fabbisogno? Idroelettrico, fotovoltaico, eolico e biomassa hanno avuto negli anni un’incidenza variabile, un contributo tendenzialmente crescente, ma molto influenzato dall’andamento dell’idroelettrico, che cambia molto di anno in anno.
Nel 2023 siamo arrivati a un 42% del fabbisogno soddisfatto dalle rinnovabili. Nel 2024 siamo partiti ancora meglio, con l’idroelettrico che l’ha fatta da padrone: siamo a un 44% della copertura.
All’interno delle fonti rinnovabili scopriamo che nel 2023, dei famosi 300 miliardi di kW di consumo, 38 miliardi sono stati soddisfatti dall’idroelettrico, 30 dal fotovoltaico, 23 dall’eolico. Le fonti che, se si realizzerà la transizione energetica, domineranno il futuro. Complessivamente, nel 2023, a livello italiano, il gas ha ancora dominato con il 51% del fabbisogno. Ma cosa comporta avere ancora un mix di produzione che ha ancora un peso molto rilevante rappresentato dall’uso di gas? La transizione energetica dovrà cambiare proprio questo, portando il mix sempre più verso le rinnovabili, con impatto prossimo allo zero.
Ce lo chiede l’Europa. C’è una direttiva europea del 2009 che richiedeva agli Stati membri di arrivare al 2020 con una copertura dei consumi finali lordi (non solo elettrici) del 20% a livello UE e del 17% a livello Italia. Obiettivo che avevamo raggiunto. Ma questi obiettivi sono stati progressivamente aumentati. Nel 2018 il target del 2030 è stato al 32%, e poi il pacchetto Fit For 55 ha fissato il nuovo target al 40%. Nel 2022 il piano RePowerEu ha incrementato l’obiettivo di incidenza delle rinnovabili al 42%, sempre per il 2030. E ancora, nel PNIEC del 2023 l’Italia si è data l’obiettivo di arrivare al 40,5% di copertura del CFL, puntando di fatto a ribaltare le percentuali attuali.
Tutto questo ha una serie di implicazioni importanti sul nostro sistema. Sappiamo infatti che il prezzo dell’energia è determinato da quello del gas, e questo significa che incrementando le rinnovabili è possibile ridurre questa connessione, dopo che a partire dall’estate del 2021 abbiamo vissuto la crescita esponenziale dei prezzi. Prima per via delle richieste della Cina, poi per la guerra in Ucraina, per arrivare al picco del prezzo del gas ad agosto 2022. Poi la UE ha messo delle regole per mettere un tetto a questo prezzo: la sola aspettativa di questa normativa ha permesso al prezzo del gas di scendere.Oggi siamo comunque a livelli più alti degli ultimi 20 anni, c’è quindi ancora spazio per migliorare le nostre bollette. E se riusciamo a compiere una transizione verso le rinnovabili, probabilmente avremo benefici anche in tal senso.
Quali sono gli obiettivi del PNIEC? Arrivare al 2030 con una produzione di rinnovabili di 228 miliardi, più del doppio dell’attuale. Principalmente questo contributo è richiesto al solare, sapendo che per l’idroelettrico in Italia non c’è più tanto spazio. Ecco allora che il solare dovrà produrre 100 miliardi, con l’eolico che dovrà invece avere una produzione di 64 miliardi.
Attenzione, c’è sempre un però: andiamo a investire su fonti intermittenti, che non sono programmabili, e che quindi possono di colpo scemare il loro contributo al sistema. Serviranno degli strumenti di flessibilità per gestire la sempre maggiore rilevanza delle rinnovabili a livello di sistema. Si parla di strumenti che chiederanno agli altri impianti di essere pronti quando verranno meno il solare o l’eolico, anche con dei meccanismi di mercato. In situazioni critiche si potrebbe anche domandare a particolari tipologie di clienti di ridurre i consumi.
Una transizione basata su tecnologie rinnovabili è fondamentale per l’UE ma anche problematica, per i costi alti ed i materiali necessari per i quali il sistema Europa dipende dall’esterno. Per i metalli che servono per produrre i pannelli solari e per produrre le pale eoliche, la Cina domina. L’anno scorso ha investito 20 miliardi per estrarre nuovi minerali oltre i propri confini. Altre criticità dell’UE sono la necessità di incrementare la capacità di estrazione e di lavorazione, garantendo tempi rapidi per i processi minerari. E ancora: dobbiamo sapere che la disponibilità geologica di tante materie è fuori dall’Unione Europea. Faremo una transizione sfruttando la manodopera e le risorse di altri Paesi, magari in via di sviluppo? In questo caso è importante e doveroso tenere in considerazione i diritti dei lavoratori.
Infine, qual è il contributo dell’Unione Europea nella riduzione di CO2? Una goccia nell’oceano. Le emissioni di CO2 nel 2021 sono dominate da giganti come Cina, Usa, India, Russia, Giappone.
Il Gruppo Dolomiti Energia ha la vocazione di fornire dell’energia totalmente rinnovabile, che offriamo già dal 2017. Abbiamo degli impianti che possono sostenere questa transizione. Siamo molto sensibili alle tematiche della sostenibilità: abbiamo un piano industriale che prevede un miliardo di investimenti tra il 2023 e il 2027. Il 50% su nuovi impianti anche solari e fotovoltaici, il 30% sull’efficientamento delle reti di distribuzione e il 20% sui nuovi servizi ambientali