A partire dagli interventi di questa mattina ci sono molte parole, molti concetti chiave che sono nel cuore della SAT. Il titolo del mio intervento, apparentemente fuori tema, è “L'insostenibile leggerezza del turismo”, con parole prese come molti sapranno da Milan Kundera. Poi farò anche una seconda citazione letteraria, con l'auspicio che possa contribuire a porre sul tavolo altre riflessioni. Per prima cosa propongo di accostare i termini di leggerezza e turismo. Come ricordato da Umberto Martini, il turismo è un insieme di attività, di servizi che permettono a delle persone che si lasciano temporaneamente alle spalle la pesantezza di un vivere quotidiano, creata dagli impegni di lavoro e non solo, per passare del tempo libero all'insegna della leggerezza del vivere.
Ma oggi possiamo ancora accostare leggerezza, turismo e persino sostenibilità? Aprendo un dizionario, il primo sinonimo che si trova di sostenibilità è “tollerabilità”. I contrari diventano “insostenibile” e “intollerabile”. E allora, se provo di nuovo a fare questo esercizio letterario, ad accostare sostenibilità, turismo e leggerezza, andando fuori contesto, posso arrivare alla prima delle Lezioni Americane di Italo Calvino, che è dedicata proprio alla leggerezza. Calvino a un certo punto prepara queste lezioni, nell'84, e si trova a fare una sorta di recensione del romanzo di Kundera, già citato. E qui scrive: “nella vita, tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Forse solo la vivacità e la mobilità dell'intelligenza sfuggono a questa condanna” e poi prosegue “voglio dire che devo cambiare il mio approccio. Devo guardare il mondo con un'altra ottica, un'altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica. E quindi le immagini di leggerezza che io cerco non devono lasciarsi dissolvere come sogni dalla realtà del presente e del futuro”.
Questa è una premessa, mi ripeto, fuori contesto, ma tornando anche a quello che ci spiegava il professor Martini, che il turismo sia stato fondamentale dell'intero arco alpino e non solo, questa è la domanda di oggi: il modello di turismo al quale assistiamo ha le caratteristiche di questa sostenibilità, della sostenibilità che deriva anche da scelte che sono state fatte e che oggi viviamo e osserviamo? Penserete: che cosa c'azzecca la SAT con tutto questo?
La SAT, fin dalle origini, 150 anni fa, ha sostenuto i professionisti della montagna, e poi le società di impianti a fune. Fin dalle sue origini la SAT ha lavorato per sostenere le famiglie dei portatori, delle guide alpine e poi dei maestri sci. Oggi la SAT è un importante anello dell'offerta turistica del Trentino: pensiamo ai rifugi, alla rete dei sentieri trentini, che non sono nient'altro che una rete di mobilità alternativa o intelligente. Che cosa propone la SAT? Qui è molto difficile dare una risposta univoca, perché la SAT è trasversale a tutta la società trentina. Dentro la SAT si è avviato un processo che ci porterà a delle nuove linee di indirizzo e linee di condotta.
La SAT cura circa 6.000 chilometri di sentieri, e poi ci sono le ferrate e via dicendo. Cosa significa una riflessione interna alla SAT su tutto questo? Vuol dire domandarsi fino a dove ci possiamo spingere. Pensiamo ai cambiamenti climatici, con una montagna in movimento, che frana. Ha senso investire per tenere percorribili attive alcune vie ferrate? I rifugi sono nati come presidi territoriali, e oggi sono diventati quasi una catena di piccoli alberghi di montagna da raggiungere come meta, e non come partenza di escursioni alpinistiche.
La SAT ha deciso da tempo di non incrementare i posti letto, ma anzi, c'è già un esempio di cantiere avviato, presso il rifugio Mandron, dove abbiamo deciso di ridurre i posti letto. Questa sarà una filosofia che andremo a implementare anche nei prossimi anni. Quando si parla di limite e di misura, questo è quello che vorremmo portare avanti come linea di indirizzo, per una società non profit che fa della frequentazione sostenibile e consapevole della montagna un suo obiettivo, e lo può fare solo in occasioni come queste, puntando a lasciare questi messaggi, nella speranza che vengano recepiti anche dai decisori politici.